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Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/263

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465 ANNALI D'ITALIA, ANNO CXXXI. 466

covar l’ira loro, aspettando tempo più opportuno per dar fuoco alla mina. Il padre Pagi, che crede riedificata Gerusalemme nell’anno 119, differisce sino all’anno 155 la nuova nominazion di Gerusalemme, e non va certo d’accordo con Dione. Santo Epifanio1 scrive, che Adriano passò nella Palestina, e visitò quel paese, dopo essere stato nell’Egitto. Nulla è più verisimile, che andando egli dalla Soria in Egitto, oppur nel ritorno, visitasse quella provincia. Ci ha conservata Vopisco2 nella vita di Saturnino una lettera, scritta da Adriano a Serviano suo cognato, nell’anno 134, in cui descrive i costumi degli Egiziani, come aveva egli stesso osservato, allorchè fu in quelle contrade, cioè dipinge il popolo specialmente di Alessandria, come gente volubile, inquieta, pronta sempre alle sedizioni e alle ingiurie. Se vogliamo prestar fede a lui, i Gentili vi adoravano Cristo, i Cristiani vi adoravano Serapide, essendo amanti solo di novità. Non vi era Giudeo, Samaritano, Cristiano, che non attendesse alla strologia, agli augurii: benchè il Salmasio stimi doversi altrimente spiegar quelle parole: I Cristiani, i Giudei, i Gentili non vi conoscevano che un Dio, probabilmente l’interesse. Alessandria era piena di popolo, di ricchezze; niuno vi stava in ozio; si facevano lavorare fino i ciechi, e quei che pativano di podagra e chiragra. Loro aveva Adriano confermati gli antichi privilegii, aggiuntine de’ nuovi. Tuttavia appena fu egli partito, che dissero un mondo di male di lui e dei suoi più cari. Così Adriano. Ma che i Giudei e i Cristiani tutti adorassero Serapide, e che fossero tutti gente superstiziosa e cattiva, non siam tenuti a stare al giudizio di un Adriano gentile. Di qua bensì intendiamo, quanto in quella città fosse cresciuto il numero de’ Cristiani, e che Adriano li lasciava vivere [p. 466]in pace. Scrive poi Lampridio3, aver avuto in animo questo imperadore di ricevere Cristo Signor nostro per Dio, al qual fine avea fabbricati molti templi senza statue. Ma il Casaubono e il Pagi credono ciò una diceria popolare. Nè questo s’accorda col dirsi da Sparziano4, che Adriano gran diligenza e zelo mostrò per le cose sacre di Roma, e sprezzò le forestiere.


Anno di Cristo CXXXI. Indizione XIV.
Telesforo papa 5.
Adriano imperadore 15.


Consoli


Servio Ottavio Lenate Ponziano e Marco Antonio Rufino.


In un’iscrizione riferita dal Grutero5 il secondo console vien chiamato Annio Rufino. Quello è un errore. Antonio Rufino ho io trovato in più di un’antica copia di quel marmo. Secondo la Cronica d’Eusebio, fu circa questi tempi compiuta in Roma, per ordine di Adriano, la fabbrica del tempio di Venere e di Roma, e se ne fece la dedicazione. Era questo uno de’ più sontuosi edifizii dell’augusta città, per la gran quantità e bellezza dei marmi, coi quali era fabbricato o incrostato, e col tetto coperto di tegole di bronzo, che poi servirono, a’ tempi di Onorio I per coprire la basilica di san Pietro. Altri riferiscono all’anno seguente la dedicazione del tempio suddetto, che fu la morte dell’architetto Apollodoro, come di sopra accennai all’anno 120. Per attestato ancora del medesimo Eusebio6 fu pubblicato in quest’anno l’editto perpetuo, composto dall’insigne giurisconsulto Salvio Giuliano, che fu uno de’ principali consiglieri di Adriano. Imperciocchè7 questo imperadore ebbe il lodevol costume, allorchè andava a giudicare e a decidere le

  1. Epiphanius, de Mensuris.
  2. Vopiscus, in Saturn.
  3. Lampridius, in Alexandro Severo.
  4. Spartianus, in Vita Hadriani.
  5. Gruterus, Thesaurus Inscription., p. 337.
  6. Euseb., in Chron.
  7. Spartianus, in vita Hadriani.