Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/358

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il governo della Soria, dove si affezionò que’ popoli con permettere loro quanti spettacoli voleano, dietro a’ quali era quella gente perduta, e dove, in fine, benchè1586 vecchio, vestì la porpora imperiale. Tuttochè egli sapesse di essere desiderato dal popolo romano, e probabilmente anche da una parte de’ senatori, pure niuna fretta giammai si fece per venir alla volta di Roma. Le delizie e i divertimenti di Antiochia l’aveano troppo incantato1587. Quivi si pavoneggiava egli dell’alta sua dignità, si riputava un novello Alessandro, e intanto nulla facea, persuadendosi forse che senza fatica sua cederebbe Giuliano Augusto, ed allora con tutta pace egli se ne anderebbe a sedere sul trono cesareo in Roma stessa. Restò egli dipoi sommamente sorpreso all’intendere ad un punto stesso ucciso Giuliano, e Severo pervenuto a Roma, e concorsi in lui i voti del senato e popolo romano. Allora si svegliò dal sonno, allora diede ad ammassar gente, ad implorar soccorsi dai re vicini, e guernir di milizie i passi massimamente del monte Tauro. In persona andò egli a Bisanzio, per ben munire di gente e di fortificazioni quella città, troppo importante, attesa la sua situazione, e più perchè solamente pel suo stretto si soleva passare dalle armate romane in Asia1588. Andò anche a Perinto, dove seguì un combattimento svantaggioso per la parte di Severo, e da cui prese motivo il senato romano di dichiarare Pescennio Negro nemico della repubblica. Se sussiste ciò che narra Sparziano, dopo quella vittoria vennero in poter di Negro la Tracia, la Macedonia e la Grecia; ed egli allora andò ad offerir a Severo, che il prenderebbe per collega nell’imperio: al che altra risposta non diede Severo se non una risata. Ma non è facilmente da credere che Pescennio stendesse tanto l’ali, perchè Severo non gliene lasciò il tempo. Arrivò in quest’anno l’Augusto Severo sotto Bisanzio col grosso dell’armata sua, e ne imprese l’assedio1589; ma conosciuto essere troppo duro quell’osso, dopo aver lasciata ivi gente bastante a tenerla assediata o bloccata, passò col rimanente dell’esercito suo lo stretto, valendosi della flotta seco condotta. Appena arrivò a Cizico città della Misia1590, che gli fu a fronte Emiliano, stato governator della Soria prima di Negro, e, presentemente proconsole dell’Asia, che, sposato il partito di esso Negro, era divenuto suo generale. Godeva questi il credito di essere una delle migliori teste di allora; ma perchè n’era persuaso anch’esso, ed, oltre a ciò, passava parentela fra lui e Pescennio Negro, l’insolenza e superbia sua dava negli occhi a tutti. Ma gli calò ben presto il fumo. Andò in rotta l’esercito suo, ed egli da lì a non molto fatto prigione, per ordine de’ generali di Severo perdè la vita1591. Questa vittoria portò all’ubbidienza di Severo Nicomedia con altre città della Bitinia; ma Nicea ed altre tennero forte per Negro, il quale arrivato di poi con un gran nerbo di armati e raccolti gli sbanditi, fra essa Nicea e la città di Cio venne ad un secondo fatto d’armi1592, che fu assai sanguinoso e dubbioso, con dichiararsi in fine la vittoria in favor di Candido generale di Severo. Dopo di che fece il vincitore Augusto esibire a Negro un onorato e sicuro esilio, se volea deporre l’armi; ma prevalendo i consigli di Severo Aureliano, che avea promesso le sue figliuole ai figli di Negro, quasi rigettò ogni offerta1593. Ridottosi poi Pescennio Negro al monte Tauro, afforzò tutti quei passi; e perchè gli venne nuova che Laodicea e Tiro, per odio ed invidia che portavano ad Antiochia, aveano alzate le bandiere di Severo, spedì contra di esse città alquante brigate di Mori, che dopo un fiero sacco fecero del resto con incendiarle.