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Abbiamo assai lume da Dione per credere che avendo i generali di Severo riportato qualche considerabil vantaggio nella Bretagna, dove si era risvegliata la guerra, gli accrescesse il suo titolario. Anche suo figliuolo Caracalla Augusto si comincia a vedere Imperadore per la seconda volta.


Anno di Cristo CCVIII. Indizione I.
ZEFIRINO papa 12.
SETTIMIO SEVERO imper. 16.
CARACALLA imperadore 11.
SETTIMIO GETA imperad. 1.

Consoli

MARCO AURELIO ANTONINO CARACALLA AUGUSTO per la terza volta e PUBLIO SETTIMIO GETA CESARE per la seconda.

Allorchè Geta entrò console nell’anno presente, egli non era fregiato di altro titolo che di quello di Cesare. Che a lui in quest’anno fosse conferita dal padre Augusto la podestà tribunizia, sufficientemente si raccoglie delle medaglie1741. Che anche ricevesse il titolo e l’autorità d’Imperadore Augusto, l’ho io bene scritto nel titolo dall’anno presente, per conformarmi al Pagi e ad altri che tengono tale opinione, ma con crederla nondimeno non esente da dubbi, perchè qui compariscono imbrogli nelle medaglie. E il volere il Pagi1742 dedur ciò dai decennali di Caracalla Augusto celebrati in quest’anno, sembrerà un lavorare sopra fondamenti non riconosciuti finora stabili. Potrebbe nondimeno essere ch’egli fosse nell’anno presente promosso a così eccelsa dignità; e certamente noi il troviamo Augusto nel seguente. Erasi, come accennai, riaccesa la guerra nella Bretagna, dove nondimeno niuna pace almen durevole era stata negli anni addietro1743. Vennero lettere a Severo Augusto da quel cesareo governatore, che i Britanni non sudditi faceano grande massa di armati e scorrerie e saccheggi pel paese romano, e ch’egli abbisognava di rinforzi e soccorsi, e parergli anche necessaria la presenza dello stesso regnante. Già toccava l’imperador Severo gli anni della vecchiaia, stava anche male ne’ piedi o per la podagra, o per doglie d’altra fatta. Contuttociò, a guisa di un baldanzoso e fresco giovinetto, accolse con piacere questo invito, e determinò di portarsi a quel ballo. Troppo di forza in lui avea l’appetito della gloria. Avea trionfato de’ popoli dell’Oriente, sospirava di poter anche trionfare di quei dell’Occidente, e di procacciarsi il titolo di Britannico. Oltre a ciò gli premeva forte di levare i figliuoli dal lusso pericoloso di Roma, e dai soverchi divertimenti, per avvezzarli alla frugalità e temperanza usata nelle armate, siccome di non lasciar più lungamente marcir nell’ozio le milizie, le quali, al pari dei cavalli, se non son tenute in esercizio, diventano rozze. Però in quest’anno egli imprese il viaggio coi figliuoli, colla moglie Giulia e coll’esercito a quella volta. Per lo più si fece condurre in lettiga, e volle far posate, perchè la sollecitudine nelle marcie fu un suo ordinario costume, corrispondente al natural focoso, che in tutte le azioni sue dava a conoscere. Dione1744, secondo il suo stile, anzi secondo l’uso universale degli storici di allora, vien dicendo ch’egli andò, benchè con sicurezza di non dover tornare; e qui sfodera una mano di augurii, e la di lui genitura che prediceva quanto dipoi avvenne. Possiamo ben credere ch’egli, prima che terminasse il corrente anno, passato felicemente il mare, arrivasse nella Bretagna, dove cominciò a far dei preparamenti grandiosi, per far pentire quei Barbari della loro insolenza.