Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/399

Da Wikisource.

nella guerra coi Parti. Intanto avendo Ulpiano Giuliano, allora censore, inviato frettolosamente a Macrino un altr’uomo coll’avviso di quanto bolliva in Roma contra di lui, Macrino venne prima di Caracalla a risapere il pericolo a cui egli era esposto, perchè in simili casi vi andava la vita. Si aggiunse che un certo Serapione Egiziano pochi dì prima avea predetto a Caracalla che poco restava a lui di vita, e che gli succederebbe Macrino. Fu ben pagata la di lui predizione, con essere dato in cibo ai lioni. Imperciocchè Caracalla conduceva sempre seco una man di lioni, e specialmente ne amava uno assai dimestico, appellato Acinace (noi diremmo scimitarra), e il teneva a guisa d’un cane alla tavola, al letto od alla porta, con baciarlo sovente pubblicamente. Per tali accidenti determinò Macrino di prevenir la morte propria con procurar quella di Caracalla. Erodiano1836 aggiunge che Caracalla anche talvolta aspramente motteggiava Macrino, trattandolo da uomo da nulla nel mestier dell’armi, con giungere ancora a minacciargli la morte. Secondochè s’ha dal medesimo storico, arrivato il plico delle lettere spedite da Materniano, Caracalla, che in cocchio era dietro a far correre i suoi cavalli, lo diede a Macrino, come era suo costume alle volte, con ordine di riferirgli dipoi le cose importanti, e di eseguir intanto quelle che esigessero risoluzione. Trovò1837 per questo fortunato accidente Macrino il brutto avviso che di sua persona era dato a Caracalla. Osservi qui il lettore che mali effetti producesse una volta la troppa credenza agl’impostori indovini. Caracalla avea gli oroscopi e le geniture di tutti i nobili romani, credendo di conoscere chi l’amava o l’odiava, e chi gli potesse tendere insidie. Si folle credenza o produsse o almeno accelerò la di lui rovina.