Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/430

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Racconta Lampridio1989 la bella maniera tenuta da lui nella marcia dell’esercito suo. Prima di muoversi di Roma, fece attaccare ne’ pubblici luoghi in iscritto la disposizione del viaggio, indicando il giorno della partenza, e di mano in mano assegnando i luoghi, dove l’armata dovea far alto nelle notti, o prendere il riposo di un giorno. Mandati innanzi tali avvisi, si trovava dappertutto preparata la tappa, cioè la provvisione de’ viveri; nè vi fu verso ch’egli volesse mai mutare alcuna delle posate prescritte, per paura che i suoi uffiziali non facessero traffico delle marcie, per guadagnar danaro. Non altro cibo prendeva egli che l’usato dagli altri soldati, pranzando e cenando colla tenda aperta, affinchè ognuno il potesse vedere. Gran cura si prendeva egli perchè nulla mancasse di vettovaglia, di armi, di abiti, di selle e di altri arnesi alle soldatesche; ed in tutto esigeva la pulizia, di maniera che si concepiva, in mirar quelle truppe sì ben guarnite, un’alta idea del nome romano. Più di ogni altra cosa poi gli stava a cuore la disciplina militare, e che niun danno fosse inferito agli abitanti e alle campagne per dove passava l’armata. Visitava egli in persona le tende, nè permetteva che nella marcia alcuno, anche degli uffiziali non che de’ soldati, uscisse di cammino. Se taluno trasgrediva l’ordine, le bastonate o altre convenevoli pene erano in pronto. E ai principali dell’esercito, che avessero mancato in questo, e danneggiato il paese, faceva una severa correzione, con intonar loro la massima imparata da’ Cristiani, cioè con dire: Avreste voi caro che gli altri facessero alle terre vostre quel che voi fate alle loro? Perchè un soldato maltrattò una povera vecchia, il cassò e il diede per ischiavo ad essa donna, acciocchè col mestiere di falegname, ch’egli esercitava1990, la mantenesse. Ed avendo fatta doglianza di ciò gli altri soldati, fece lor conoscere la giustizia di questo gastigo, che servì a tenere gli altri in freno. Per così bei regolamenti, e col tenere sì forte in briglia le milizie, dappertutto dove queste passavano, si dicea, che non già de’ soldati, ma dei senatori erano in viaggio; ed ognuno, in vece di fuggirli, gli amava, vedendo tanta modestia e sì bell’ordine in gente non avvezza se non a far del male, con benedire Alessandro, come se fosse stato un dio. Veramente Zosimo1991 scrive che i soldati erano malcontenti di Alessandro per questo rigore di disciplina; e vedremo in fine che fu così. E pure Lampridio, scrittore più antico, e che avea bene studiato le precedenti storie, attesta ch’egli era amato da essi, come lor fratello e lor padre. Aggiugne questo medesimo storico1992, che arrivato il giovine imperadore ad Antiochia, e trovato che alcuni soldati di una legione si perdevano nelle delizie, e andavano ai bagni colle donne, li fece tosto mettere in prigione. Cominciò per questo tutta la legione a far tumulto e doglianze. Allora Alessandro salito sul tribunale, si fece condurre davanti quei prigioni alla presenza di tutti gli altri ch’erano in armi, e parlò con vigore intorno alla necessità di mantener la disciplina, e che il supplicio di coloro dovea insegnare agli altri. Grande schiamazzo allora insorse; ed egli più franco che mai ricordò loro, dover essi alzar le grida contra dei Persiani, e non contra il proprio imperadore, che cava il sangue dai popoli per vestire, nudrire ed arricchir le milizie. Li minacciò ancora, se non dimettevano, di cassarli tutti, e che forse non si cotenterebbe di questo, rimproverando loro, che dimenticavano di essere cittadini romani. Più forte cominciarono essi allora a gridare ed a muovere l’armi, come minacciandolo. Ma egli, non istate, soggiunse, a bravare. L’armi vostre han da essere contro i nemici di Roma. Nè