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Secondo questo autore, era sua moglie Calpurnia della nobil famiglia de’ Gensorini, cioè de’ Pisoni, sacerdotessa, che per l’insigne sua castità fu adorata dai Romani. Gran tempo stette la di lei statua in luogo ben improprio, perchè nel tempio di Venere. All’anno presente mi sia permesso di riferire la guerra fatta da Massimino ai Germani, quantunque si possa dubitare che appartenga al precedente. Un poderosissimo esercito avea condotto seco Alessandro Augusto in quella spedizione, perchè, oltre a molte legioni di soldati occidentali, s’era studiato, siccome ho detto, di avere gran copia di Osroeni, Armeni, Parti e Mori; e credevasi che il maggior nerbo dell’armata consistesse in costoro, per far quella guerra, perchè erano tutti gente sperta nel saettare: mestier poco praticato dai Germani. Massimino a tanti combattenti ne aggiunse degli altri, e in persona attese ad esercitarli tutti e disciplinarli. Ardeva egli di voglia di far delle grandi prodezze, acciocchè venisse ad intendere il mondo l’importante vantaggio di avere un imperador bellicoso, e dimenticasse, s’era possibile, il suo timido predecessore. Quindi, passato il Reno, diede addosso ai Barbari. Niun d’essi sulle prime osò di venirgli a fronte; tutti si ritirarono nei boschi e nelle paludi, con fare dipoi, il meglio che poteano, la guerra con insidie. Diversi combattimenti seguirono in quelle selve e paludi. Tanta era la temerità di Massimino, che, al pari d’ogni soldato, entrava anch’egli nelle mischie, e menava le mani. Ma corse una volta pericolo della vita; perchè, inviluppato col cavallo nel fango di una palude, fu attorniato da’ nemici; e se non erano i suoi, che accorsero in aiuto, si vedeva il fine della sua tirannia. Scrisse egli poscia al senato 1 d’essere entrato nel paese germanico, d’averne corso ben quattrocento miglia, con uccidere molti de’ nemici, farne assai più prigioni, con incendiare i loro villaggi, tutti fabbricati di legno, e col condur via un immenso bottino di bestiami e d’altre robe, che tutte lasciò ai soldati. Erodiano2036 aggiugne aver egli dato il guasto ai raccolti di quelle contrade: il che fa intendere aver egli guerreggiato nel giugno e luglio. Mandò anche Massimino a Roma dipinte in alcune tavole le battaglie da lui fatte in quelle parti, acciocchè anche gl’ignoranti leggessero quivi i trofei del suo valore. Per tali vittorie fu non meno a lui che al figlio Cesare dato il titolo di Germanico; e questo si legge nelle monete battute2037 correndo la tribunizia podestà seconda di lui, cioè nell’anno presente, col motto di VICTORIA GERMANICA. Giacchè non si trovavano più nemici da combattere, e si accostava il verno2038, coll’armata passò nella Pannonia, e prese il suo alloggio nella città di Sirmio, capitale di quelle contrade, meditando maggiori imprese nell’anno vegnente contra dei Sarmati. Minacciava egli di voler sottomettere al romano imperio tutte le nazioni germaniche; e fatto verisimilmente l’avrebbe: tanta era la sua bravura e l’indefesso operare nel mestier dell’armi, s’egli nello stesso tempo non avesse fatta ai sudditi suoi una guerra anche più cruda che ai Barbari stessi: del che parleremo all’anno seguente.


Anno di Cristo CCXXXVII. Indizione XV
FABIANO papa 2.
MASSIMINO imperadore 3.

Consoli

PERPETUO E CORNELIANO.

In due iscrizioni riferite dal Panvinio2039 si truova un Lucio Ovinio Rustico Corneliano console designato2040, e un Publio Tizio perpetuo consolare della Toscana e dell’Umbria. Perciò i più han

  1. Capitolinus, in Maxim. seniore.