Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/444

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che portava al padre, non si seppe mai staccare da lui. Se foss’ito, dicea Massimino, non sarebbe avvenuto quel che ora intendiamo. Affogata poi col vino la conceputa rabbia, nel dì seguente arringò i soldati2054, vomitando quante ingiurie mai seppe contra dei Gordiani e del senato romano; ed ordinò la marcia dell’esercito verso l’Italia con tal fretta, che appena diede un sol dì di tempo per prepararsi al viaggio. Oltre alla poderosa armata dei Romani, seco ancora menò assaissime schiere di Tedeschi presi al suo servigio, e mandò innanzi le coorti della Pannonia. Marciaron tutti, quando arrivarono dall’Africa nuove di gran consolazione per Massimino. Era suo procuratore nella Numidia Capelliano dell’ordine senatorio. Gli venne ordine fuor di tempo dal vecchio Gordiano di dimettere la carica. Irritato costui pensò tosto a vendicarsene. Aveva egli sotto il suo comando un corpo di brave soldatesche, assai pratiche del loro mestiere, perchè affinate nella guerra continuamente fatta coi Barbari di quelle contrade. Con questa gente, accresciuta da un possente rinforzo di Numidi, tutti spertissimi arcieri, s’inviò alla volta di Cartagine. Grande fu lo spavento non men de’ Gordiani che di quel popolo, perchè non aveano truppe regolate da opporre. Tuttavia diede all’armi quella gran città, uscirono a folla i cittadini, per assalire i nemici, avendo alla lor testa Gordiano minore Augusto. Si venne ad un’aspra battaglia, in cui, quantunque i Cartaginesi fossero di lunga mano superiori di numero ai nemici, pure, per la poca loro perizia nei combattimenti, furono sconfitti con grave loro strage. Vi perì lo stesso Gordiano secondo in età di quarantasei anni, e fra la moltitudine dei cadaveri il suo non si potè poi rinvenire. Ciò inteso dal vecchio Gordiano suo padre, per disperazione, e per non cadere in man de’ nemici, secondo Capitolino2055, si strangolò, dando fino anch’egli alla vita e all’imperio. Vuole Erodiano2056 che egli morisse prima del figliuolo; ma più probabile sembra su questo punto il racconto di Capitolino. Entrato in Cartagine Capelliano, con gran macello di gente, spogliò i templi, e fece un mondo di mali anche in altre città. All’avviso di così inaspettata mutazion di cose, Massimino, ch’era in viaggio, si rincorò forte. Chiunque poi ben prenderà il filo di tali avvenimenti, conoscerà essere guasto il testo di Capitolino, dove scrive che questi due Gordiani tennero l’imperio un anno e sei mesi. Se Massimino, appena udita la loro esaltazione, si mise in viaggio per venire in Italia, e prima di giugnere ad Aquileia ne intese la lor caduta, come può mai stare che sì lungamente regnassero i Gordiani? Però saggiamente il Panvinio2057 ed altri han tenuto che il loro imperio non durasse più d’un mese e sei dì, ed altri han creduto due mesi e qualche giorno. Allorchè si seppe in Roma l’infelice morte dei due Gordiani, incredibil fu la agitazione degli animi e lo spavento di ognuno al vedersi tolti coloro, nei quali era riposta la comune speranza, e al prevedere gl’immensi mali che si poteano aspettare da Massimino, principe di sua natura sì sanguinario, e tanto più perchè irritato dalla ribellione di Roma. Era fatto il primo passo, convenne fare il secondo, per difendersi fino all’ultimo2058. Raunato dunque il senato nel tempio di Giove Capitolino a porte chiuse, oppure in quello della Concordia, elesse due nuovi imperadori, cioè Marco Clodio Pupieno Massimo e Decimo Celio Balbino, senatori di gran credito ed abilità. Il primo, cioè Massimo, chiamato Pupieno da altri, perchè avea tutti e due questi cognomi, era di bassa nascita; ma il merito acquistato da lui col valore e colla