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gagliardi della plebe, in maniera tale, che mise in piedi un esercito più copioso che quello de’ Barbari: il che bastò per far retrocedere quegli assassini. Se ne tornarono essi al paese loro, ma con lasciar la desolazione dovunque passarono. Incredibili mali altresì recarono gli altri all’Illirico, dove nello stesso tempo si provò il loro flagello e quel della peste. Forse la peste medesima fu quella che cacciò di là quelle barbariche locuste. Io non so dire se possa essere succeduto in questi tempi ciò che vien narrato da Zonara2317: cioè che riuscì a Gallieno con soli dieci mila soldati suoi di sconfiggere presso a Milano trecentomila Barbari: bravura di cui non intendo io di essere mallevadore. Veramente Zosimo attesta ch’egli dalla Gallia calò in Italia per iscacciarne gli Sciti; ma Zonara scrive, essere stati Alamanni que’ Barbari, a’ quali diede la rotta. Gli antichi scrittori facilmente confondono i nomi delle nazioni barbariche. Eusebio2318 ed Orosio2319 in fatti scrivono che circa questi tempi gli Alamanni, dopo aver saccheggiate le Gallie, vennero a dare il malanno all’Italia. Anche i Sarmati, se pur non sono parte anch’essi degli Sciti mentovati da Zosimo, portarono l’armi loro contro l’Illirico nell’anno presente. Avea in quelle parti il comando dell’armi romane Regilliano2320, uomo di gran valore. Da una lettera a lui scritta da Claudio, che fu poi imperadore, si raccoglie aver egli data una gran rotta ai Sarmati presso Scupi, città della Mesia superiore, oggidì Uscubi nella Servia. Abbiamo da Trebellio2321, che essendo consoli Fosco (cioè Tosco) e Basso nell’anno 258, e sapendo le legioni della Mesia quanto fosse immerso Gallieno nelle crapole e nella lussuria, e che v’era bisogno d’un coraggioso generale contra de’ Sarmati già incamminati alla lor volta, proclamarono Imperadore Ingenuo governator della Pannonia. Ma o il testo di Trebellio si dee credere guasto, o pur egli s’ingannò in riferire la ribellione d’Ingenuo prima delle sventure di Valeriano Augusto; e dobbiamo attenerci qui ad Aurelio Vittore2322, il quale chiaramente scrive avere la cattività di Valeriano data ansa all’ambizion d’Ingenuo per ribellarsi. Lo stesso vien confermato da Zonara2323; e però all’anno presente dee appartenere quel fatto. Ne fu portata la nuova a Gallieno Augusto, che a gran giornate passò colà con un esercito, dov’erano molti Mori. Aureolo capitano della sua cavalleria diede una rotta ad Ingenuo, per la quale disperato si uccise. Può nondimeno dubitarsi se in persona vi andasse Gallieno. Abbiamo2324 una sua lettera scritta a Celere Veriano suo generale in quelle parti, dove con furore inudito gli ordina di procedere contra d’Ingenuo e de’ suoi seguaci senza misericordia alcuna, con uccidere e tagliare a pezzi chiunque de’ soldati o di que’ popoli avea avuta mano in quella sollevazione; e che quanto più farebbe di vendetta, tanto più gusto a lui darebbe. V’ha chi dice che Ingenuo, presa la città di Mursa, o di Sirmio, dove egli risedeva, col pugnale si levasse la vita, per non venire in man del crudo Gallieno. Che o nell’anno precedente o pur nel presente si rivoltassero Postumo nella Gallia, Macriano in Oriente, Valente nell’Acaia, Regilliano nella Mesia, Aureolo nell’Illirico, è stato parere di varii moderni storici. Mancano a noi lumi per distinguere bene i fili e tempi della storia, per quel che riguarda i tiranni allora insorti nel romano imperio; nè ho io voglia di presentar ai lettori le dispute dei letterati intorno a questi punti. Però chieggo licenza di parlar di essi tiranni negli anni

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seguenti, perchè non è facile l’assegnar i veri tempi de’ fatti d’allora.