Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/519

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egregio principe mancava la clemenza, virtù necessaria, nonchè sommamente commendabile ne’ saggi principi; e da questo difetto, o, per dir meglio, dalla sua crudeltà fu egli finalmente condotto ad un fine infelice. Avrebbe ognuno creduto che, appena morto Aureliano, l’armata sua acclamasse Augusto alcuno di quei generali, ma non fu così2586. Forse perchè niun d’essi v’era esente dal reato, o dal sospetto della morte di Aureliano, però non si poterono indurre i soldati a creare alcun d’essi imperadore. Anzi scrissero al senato, con pregarlo di scegliere un imperadore degno di tal posto. Non attentandosi di farlo il senato, perchè alle armate non soleano piacere Augusti creati in Roma da’ senatori, tre volte corsero e ricopersero lettere fra loro, rimettendo sempre l’una parte all’altra una tale elezione: controversia rara, e che facea stupir chiunque era consapevole della prepotenza dei passati eserciti in tali congiunture2587. Durante questa contesa passarono sei mesi, senza che si eleggesse imperadore; e, ciò non ostante, nell’interno si godeva buona calma; e tutti i governatori scelti da Aureliano e dal senato continuavano tranquillamente ne’ loro impieghi, fuorchè Aurelio Fosco proconsole dell’Asia, in cui luogo fu spedito Falconio. Era in questi tempi prefetto di Roma Postumio Siagrio, secondo il catalogo pubblicato dal Bucherio2588; ma Vopisco scrive che nel dì 25 di settembre era essa prefettura appoggiata ad Elio Ceseziano. Quegli che diede fine a questa sonnolenza, e fece che il senato procedesse alla elezion di un nuovo imperadore, fu il militar movimento de’ Germani2589, i quali passato il Reno, aveano già occupato varie nobili città, e temeva anche guerra dai Persiani. Velio Cornificio Gordiano, console sostituito, rappresentò nel dì 25 di settembre la necessità di crear un imperadore. Preparavasi a rispondere Marco Claudio Tacito, primo fra i consolari, quando a comun voce fu interrotto dal senato, che l’acclamò imperadore, siccome personaggio, per la rara sua prudenza ed integrità, riconosciuto degnissimo di quell’eccelsa degnità. Fece egli resistenza per quanto potè, con allegare l’avanzata sua età, e il non poter cavalcare e reggere eserciti; anzi, perch’egli avea preveduto questo colpo, per due mesi era stato ritirato nella Campania. Ma, alzatosi Mezio Falconio Nicomaco, tanto disse, tanto pregò Tacito, mettendogli davanti il bisogno della repubblica, ch’egli cedette; e l’elezione sua fu molto applaudita dal popolo e da’ pretoriani, a’ quali fu promesso il solito regalo. Si vantava Tacito d’essere discendente o parente di Cornelio Tacito celebre storico, ed egli perciò fece mettere in tutte le librerie l’opere di lui; e pur, ciò non ostante, perite molte di esse sono oggidì indarno desiderate da’ letterati. Era stato console, avea molti figliuoli, ma giovanetti, ed un fratello uterino, appellato nelle medaglie Marco Annio Floriano. Non capiva in sè per l’allegrezza il senato al vedersi giunto a poter eleggere dopo sì lungo tempo un Augusto, e si pregiava di averlo eletto tale, che in breve potè corrispondere all’espettazione di ognuno, col rimettere in uso gli antichi diritti e l’autorità del senato e del prefetto di Roma. Ne diedero i senatori tosto il lieto avviso con lettere a Cartagine, a Treveri, città libera, ad Antiochia, Aquileia, Milano, Alessandria, Tessalonica, Corinto ed Atene. Ora Tacito, appena accettato l’imperio e rendute grazie al senato, ordinò che si mettessero in alcuni templi le statue d’argento d’Aureliano ed una d’oro nel Campidoglio. Quest’ultima dipoi non fu posta; le altre sì. Proibì tanto al pubblico, quanto ai privati il mischiar insieme l’argento