Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/577

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non del figliuolo pare che s’abbia da intendere quel passo. La prefettura di Roma fu in quest’anno appoggiata ad Aurelio Ermogene. Il tempo, in cui Massimiano Erculio pose fine alle cabale sue colla morte, resta tuttavia incerto. Idacio2988 ne parla all’anno seguente. Eusebio2989 all’anno terzo di Massenzio suo figlio. E perciocchè esso anno terzo si stendeva alla maggior parte del presente, sembra a me assai verisimile che in questo succedesse il fine della sua tragedia, di cui buon testimonio è Lattanzio2990 scrittore di questi tempi, oltre all’Anonimo Valesiano2991, Zosimo2992 ed Eutropio2993. Noi lasciammo questo maligno personaggio nelle Gallie, dove, deposta la porpora, non ostante la sua sperimentata perfidia, ricevea un trattamento onorevolissimo da Costantino suo genero. Ma avvezzo al comando, nè sapendo accomodarsi alla vita privata, che non fece il mal uomo? Ora con preghiere ed ora con lusinghe andò tempestando la figliuola Fausta, per indurla a tradire l’Augusto marito, con promettergliene un altro più degno, e a lasciar aperta una notte la camera del letto maritale. Finse ella d’acconsentire, e rivelò tutto a Costantino; ed egli per chiarirsene mise nel suo letto per quella notte un vile eunuco. Massimiano sulla mezza notte armato comparve colà, e trovate poche guardie, ed anche lontane, con dir loro d’aver fatto un sogno che egli voleva rivelare al suo caro figliuolo imperadore, passò nella stanza e trucidò il misero eunuco. Ciò fatto, uscì fuori confessando il fatto, ed anche gloriandosene; ma eccoti sopravvenir Costantino con una man d’armati, il quale, fatto portare il cadavero dell’ucciso alla presenza d’ognuno, fece una scarica d’improperii sopra l’iniquissimo vecchio, senzachè egli sapesse proferir parola in sua discolpa: tanto si trovò sbalordito e confuso. Gli fu data licenza d’eleggersi la maniera della morte, e questo fu il laccio, con cui diede fine alla scellerata sua vita. Fallò Zosimo con dire che questo ignominioso fine gli arrivò in Tarso, quando è certo che fu in Provenza, cioè ad Arles, dove soleva dimorar colla sua corte Costantino, o pure a Marsiglia, dove l’autore della Cronaca Novaliciense2994 circa l’anno 1054 pretende che fosse disotterrato il corpo di Massimiano, il quale si trovò imbalsamato ed esistente in cassa di piombo entro un’altra di candido marmo. Questo poi per ordine di Rambaldo arcivescovo d’Arles fu gittato in alto mare. E tale fu il fine obbrobrioso di quel superbo ed ambizioso principe, stato in addietro sì fiero persecutore della religione di Cristo, e d’uno ancora di questi ultimi imperadori nemici del nome cristiano, che Dio punì con una morte la più vergognosa ed infame. Dall’aver Costantino data onorevole sepoltura al suocero (come anche attesta santo Ambrosio2995, con dire che il fece mettere in una cassa non di marmo bianco, ma di porfido), dedusse il padre Pagi2996 che esso Augusto si attribuiva ad onore d’essere nipote di Massimiano, adducendo per questo un’inscrizione a lui posta, dove si trova intitolato così. Ma se Costantino il Grande non appetisse, anzi abborrisse questa lode, si può argomentare2997 dal saper noi ch’egli fece atterrare tutte le statue ed immagini appartenenti a Massimiano, e cancellar quante iscrizioni e memorie potè di lui; e per conseguente è più tosto da riferire quel marmo a Costantino juniore, figliuolo del Grande e di Fausta figlia di esso Massimiano.