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Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/585

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popolo. A tutti nondimeno fu salva la vita, ed anche agli stessi soldati nemici. Ma perchè non v’erano tante catene da poter legare sì gran copia di prigioni, Costantino ordinò che delle spade loro si facessero tante catene per custodirli nelle carceri. Tocca Nazario3043 di passaggio le città d’Aquileia e di Modena, con far comprendere che anch’esse fecero della resistenza, e convenne usar della forza contra di esse. Ma in fine anche quei popoli si renderono e con piacere, perchè sottoposti a Costantino si promettevano migliore stato, e in fatti si trovarono da lì innanzi in buone mani. Niuna altra opposizione provò l’Augusto principe nella continuazion del suo viaggio, finchè arrivò alle vicinanze di Roma, primario scopo delle sue armi, per desiderio di far sua la capital dell’imperio, e di liberar quel popolo dal giogo intollerabile del violente tiranno Massenzio. Costui non s’era attentato in addietro, e molto meno si attentava ora a mettere il piede fuori di Roma3044, perchè da’ suoi astrologhi o maghi era stato predetto, che qualora ne uscisse, sarebbe perito. L’armata sua di gran lunga era superiore all’altra; in Roma aveva egli raunata un’immensa copia di viveri; ed inoltre colle immense somme d’oro, da lui messe insieme colle inudite sue avanie, si lusingava di poter sovvertire tutte le milizie di Costantino, siccome gli era venuto fatto con quelle di Severo e di Galerio. Il perchè sembrava più tosto godere che rattristarsi della venuta di Costantino, stante il tenersi egli come in pugno di spogliarlo di gente, di riputazione e di vita. Ma differenti erano gli alti disegni di Dio, che intendeva di liberar oramai Roma dal tiranno, e la sua Chiesa dalla persecuzion de’ pagani, i quali intorno a tre secoli sparso aveano tanto sangue di persone innocenti. Era già l’Augusto Costantino assai inclinato verso de’ Cristiani, ancorchè nato ed allevato nella superstizion dei Gentili, con aver forse ereditato questo buon genio da Costanzo suo padre, da noi veduto sì favorevole ai cristiani, o pur da Elena sua madre. Trovandosi egli ora in questo gran cimento; cioè a fronte di un potentissimo nemico, e sul bivio o di perdere o di guadagnar tutto, allora fu che, conoscendo il bisogno di essere assistito da Dio, seriamente pensò a qual Dio dovesse egli ricorrere per aiuto. La follia e falsità de’ finora creduti suoi dii in varie occasioni l’avea egli osservata, e però sull’esempio di suo padre non soleva più adorare se non il Dio supremo, padrone e regolatore dell’universo. Eusebio3045 gravissimo storico ci assicura d’aver intesa la verità di questo fatto dalla bocca del medesimo Costantino, allorchè da lì ad alcuni anni familiarmente cominciò a trattare con lui. Cioè si raccomandò egli vivamente a Dio creatore del tutto, quando nel marciar egli coll’esercito suo un giorno, sul bel mezzo dì mirò in cielo sopra il sole una croce di luce, ed appresso le seguenti parole: Con questa va a vincere. Di tal miracoloso fenomeno spettatori furono anche i soldati della sua comitiva. Restò egli perplesso del suo significato, quando nella seguente notte apparendogli in sogno Cristo, gli disse, che, di quella bandiera valendosi, egli vincerebbe. Nulla di più occorse perchè Costantino, fatti chiamare de’ sacerdoti cristiani, ed esposto loro quanto avea veduto, imparasse a conoscere la venerazion dovuta alla Croce santificata da Gesù Cristo, e dal culto de’ falsi dii passasse alla pura e santa religion dei Cristiani: fatto de’ più mirabili e strepitosi che somministri la storia, perchè mutò affatto in poco di tempo anche la faccia del romano imperio. Fece adunque Costantino mettere nelle sue insegne il monogramma di