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dalla nazione greca. Per maggiormente poi esaltare la sua città, Costantino le diede ancora il titolo di seconda Roma, o pure di Roma novella3308; volle che godesse tutti i diritti e le esenzioni che godeva la vecchia, stabilì ivi un senato, ma del secondo ordine, e varii magistrati, che esercitavano la loro autorità sopra tutto l’imperio dell’Oriente, e sopra l’Illirico orientale; in una parola, se vogliam credere a Sozomeno, andò così crescendo Costantinopoli, che in meno di cento anni giunse a superar Roma stessa non men per le ricchezze che per la copia degli abitanti. Zosimo3309 scriveva, circa cento anni dappoi, che facea stupore la sterminata folla di gente e di giumenti che si mirava in quelle strade e piazze; ma che, essendo strette esse strade, scomodo e pericoloso era il passarvi. Giunge anche a dire che niun’altra città potea allora paragonarsi in felicità e grandezza a Costantinopoli, senza eccettuar Roma vecchia, la qual certo cominciò a declinar da qui innanzi non poco per questa emula nuova.




Anno di Cristo CCCXXXI. Indizione IV.
SILVESTRO papa 18.
COSTANTINO imperadore 25.

Consoli

ANNIO BASSO ed ABLAVIO.

Nel dì 12 d’aprile entrò nella prefettura di Roma Anicio Paolino. Le leggi3310 pubblicate in quest’anno dall’Augusto Costantino cel fanno vedere tuttavia residente in Costantinopoli, applicato ivi al compimento di varie fabbriche. Allora fu ch’egli con un prolisso editto, il quale nel Codice di Giustiniano si trova diviso in sei diverse leggi, e indrizzato a tutte le provincie del romano imperio, si studiò di provvedere alle concussioni ed avanie dei giudici, notai, portieri ed altri uffiziali della giustizia, ed anche alla prepotenza de’ privati. Vuol dunque ivi che chiunque si sentirà aggravato dall’avarizia, rapacità e ingiustizia de’ suddetti, liberamente porti le sue doglianze ai governatori; e, non provvedendo essi, ricorra ai conti delle provincie, o ai prefetti del pretorio, affinchè essi ne diano conto alla maestà sua, ed egli possa punire questi abusi e delitti secondo il merito. Nè solamente impiegava in questi tempi Costantino i suoi tesori per l’accrescimento della sua diletta città di Costantinopoli; stendeva anche la sua munificenza ad altre città, con fabbricar ivi dei riguardevoli templi in onore di Dio, de’ quali parla Eusebio3311. Faceva inoltre sfavillare il suo zelo in favore della Chiesa cattolica, con aver pubblicato un editto contra de’ varii eretici che allora l’infestavano, ma non già contra degli Ariani, perchè introdottosi forte in grazia di lui uno scaltro protettore d’essi, cioè quel volpone di Eusebio, vescovo di Nicomedia, di cui si parlò di sopra, andò egli non solamente inorpellando al buon Augusto i sacrileghi dogmi dell’eresiarca Ario, ma mise anche sottosopra le due insigni chiese di Antiochia e di Alessandria: del che potrà il lettore chiarirsi consultando la storia ecclesiastica. Racconta eziandio il medesimo Eusebio3312 che Costantino fece sentire la beneficenza sua a tutto l’imperio, con levare un quarto dei tributi che annualmente pagavano i terreni: indulgenza che gli tirò addosso la benedizione dei popoli. E perciocchè non mancavano persone, le quali si lamentavano di essere state oltre il dovere aggravate negli estimi delle loro terre sotto i principi precedenti, spedì estimatori dappertutto, acciocchè riducessero al giusto quello che fosse difettoso. Parla anche Eusebio della non mai stanca liberalità di questo grazioso regnante verso le provincie e verso chiunque a lui ricorreva; di maniera che egli