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e donare per parie sua e del Capitolo la proprietà dei suddetti luoghi a un capitano Ramberto di Boimont ed a’ suoi eredi. La proposta venne accettata e confermata con giuramento1.
Nel 1229, il vescovo nostro, a motivo delle frequenti escrescenze dell’Adige, dell’aria insalubre, e dell’angustia del sito, col consenso capitolare, trasferì dal borgo di S. Appollinare a quello di Santa Croce le monache, oggidì dette di S. Michele arcangelo, dell’Ordine di S. Chiara, concedendo loro la chiesa dedicata al Santo, con tutti i diritti e beni a quella spettanti2. A ciò fare spinsero il vescovo tre bolle consecutive dello stesso anno di papa Gregorio IX, sollecitato dalle preghiere di quelle monache; e siccome il maggiore ostacolo che opponeva il vescovo ad accordare l’inchiesta, si era, che i due canonici Aldrighetto di Campo e Federico di Clesio possedevano in quella chiesa i loro titoli colle rendite annesse, il papa obbligò Gerardo, che in sul principio dei trattati s’era mostrato propenso alla traslazione, a compensare le dette prebende con altrettanti beneficii vacanti, e i canonici suddetti a dimetterle e a contentarsi dell’offerto compenso, in vantaggio d’un’opera giudicata di maggiore servizio divino3. Per agevolare la menzionata traslazione seguirono due altre bolle pontificie; colla prima delle quali lo stesso papa concedeva 20 giorni