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ronda, giacente nella diocesi di Cremona. Ciò si eseguì di consenso di Martino abbate mitrato d’esso monastero, confermato dal vescovo predecessore Aldrighetto di Campo1. Di questo monastero di Gironda fu fatta parola nella vita del vescovo Adelberone, all’anno 1101.
In questo medesimo anno 1256, in estinzione di un debito contratto con Alberto di Piacenzo, suo massaro di Camera, il vescovo Egnone gli assegnò certe rendite2.
Ai 5 d’aprile dell’anno 1257, Geremia, figlio di Bertoldo di Caldonazzo, dichiarava, che egli e i suoi nipoti possedevano in feudo dal Vescovato di Trento il castello di Caldonazzo, la terza parte dei monti di Lavarone, la sesta del monte di Vattaro e di Centa, la sesta del lago di S. Cristoforo, e la terza del monte della Costa3. Dal vescovo nostro ottenne un ragguardevole feudo, coll’assenso capitolare, Enrico di Greifenstein, in ricompensa dei servigi prestati; il che si ricava dalla conferma apostolica speditagli in quest’anno 12574. Così parimente, nel susseguente anno 1258, Enrico Soga di Arco, per essersi distinto a favore del vescovo Egnone e della sua Chiesa, ebbe in ricompensa a titolo di feudo, tutti i beni di Bertoldo di Gosselingo da Drò, stato ribelle del Vescovato5. Ai primi di