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sotto pena della devoluzione al Vescovo di Trento1. Nello stess’anno, Egnone accordava la locazione perpetua di una terra arativa giacente nella pieve di Termeno, dal Rio sino alla strada, rinunciatagli da Conzio Smit di Termeno, ad Uberto figlio di Benedetto sartore di Egna, verso l’annua retribuzione di due orne di vino2. Evvi di questo stesso anno un documento, dal quale apparisce che un Nicolò di Castello di Termeno ed altri uomini della Cappella del detto luogo ad una voce si dichiararono, che l’investitura dei beni comunali e del bosco, giacenti alla Chiusa di Termeno sino ai vignali di Caldaro sopra la strada, accordata dal vescovo Egnone a Regina moglie di Mainardo II, era seguita di loro pieno consenso; approvando nello stesso atto i confini designati3. Ritrovasi pure che in questo medesimo anno il vescovo Egnone donò la chiesa parochiale in Mais, colle sue figliali, ai frati del monastero di Stambs, nella diocesi di Bressanone; colla riserva a sè ed ai vescovi successori di confermare quel sacerdote secolare che gli sarà presentato dall’Abbate pro tempore, e con altri patti di minor conto4.
Nel mese di maggio dello stesso anno 1273, il vescovo nostro, trovandosi infermo in Padova nel monastero di S. Maria delle Carceri, fece il suo testamento, col quale, fra l’altro, dispose: che il di lui corpo, fatto