principale fa di ritrarre il popolo trentino dal pensiero e dall’uso dell’armi e di renderlo colla mitezza cristiana più atto al divino servigio. Successivamente procurò con ogni studio la rintegrazione del Principato, promessa dai laudi cesarei, ma giammai adempiuta dal Conte Mainardo, che non sapeva risolversi alla restituzione dell’usurpato sotto i vescovi Egnone ed Enrico. Non potendo adoperare contro il Conte la spada temporale, ottenne che il papa indirizzasse a Bernardo vescovo di Padova, all’abate di Padolirone, al primicerio di S. Marco di Venezia una bolla, che lor comandava, conjunctim et divisim, di mettere il vescovo Filippo, da lui prescelto, in possesso della Chiesa di Trento, così nello spirituale come nel temporale1. E nel giorno stesso, ad istanza sua, diresse il pontefice ai medesimi prelati una bolla di monitorio, con cui, dopo la descrizione delle violenze usate da Mainardo conte del Tirolo al Principato ecclesiastico di Trento, commette loro di ammonire il Conte alla restituzione dell’usurpato assieme ai frutti percetti, entro un certo termine ch’essi saranno per istabilire; e se il Conte non adempisse al precetto, ve lo obblighino in ogni miglior modo colle censure, invocando anche il braccio secolare2. V’ha in proposito, della fine dello stesso anno 1289, l’atto di giuramento che prestò Giannino di Ricovrando di Bergamo nelle mani del vescovo padovano, di fedelmente servire il vescovo di Trento nell’eseguire i mo-
- ↑ Bonelli, Notiz, istor. crit. T. II, fol. 622.
- ↑ Bonelli, ivi, pag. 625.