Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/277

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Nel 1380, estintasi la linea madruziana maschile, che abitava in Castel Madruzzo, il castello fu concesso dal vescovo Alberto in feudo fiduciario a Jacopo e ad Enrico di Roccabruna; il primo dei quali aveva in moglie Regina e l’altro Fiorinella, uniche superstiti1.

Nel 1381, Percivale di Vienico, capitano di Castel Selva e di Levico, e vicario generale del vescovo Alberto, investì a titolo di locazione perpetua maestro Michele Funario d’una pezza di terra nelle pertinenze di Levico, nel luogo detto in Salvadonega2. Nel medesimo anno fu dal vescovo Alberto proferita una sentenza arbitramentale, colla quale dichiara i confini nel monte della Costa, denominato il monte del Vescovo, disputati fra le Comunità di Vigolo Vattaro, di Bosentino e di Mugazzone3. Ai 3 dicembre dello stesso anno proferì il vescovo un’altra sentenza arbitramentale nella questione dei confini fra gli uomini di Dro e Ceniga dall’una, e le ville di Lasino e di Madruzzo dall’altra parte, sopra il luogo denominato in Bocca di Sarca4.

Nel 1383, Geremia di Castelnuovo rifiutò nelle mani del vescovo Alberto una picciola muta di soldi quattro, sul fiume Adige, alla porta di S. Martino, a favore di Francesco notaro di Trento5.

Nel 1385, Azzone di Castelbarco ottenne dal vescovo Alberto la rinnovazione dell’investitura feudale

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 169.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 170.
  3. Miscell. Alberti, Τ. V, fol. 150.
  4. Miscell. Alberti, T. VI, fol. 204.
  5. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 160.