Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/282

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del medesimo anno, Antonio di Castelbarco di Gresta, per sè e per suo fratello Marcabruno e loro eredi, giurava fedeltà al duca Alberto, in pregiudizio del vescovo suo naturale signore; seguendo il malo esempio d’Antonio e d’Azzone di Castelbarco di Lizzana e di Ottone Castelbarco di Albano, che aveano fatta la stessa cosa in Bolgiano li 21 settembre di quell’anno. Il vescovo Alberto non osò fare alcun atto di risentimento1.

Nel 1389, Gian Galeazzo Visconti, impadronitosi l’anno antecedente di Verona e di Riva e del suo distretto, confermava ai Rivani la carta dei loro privilegi, ottenuti dai vescovi principi di Trento, loro naturali signori2. Nel detto anno, il vescovo nostro ottenne da Venceslao re dei Romani la conferma della donazione delle miniere concesse nel 1189 al vescovo Corrado da Federico II imperatore, non che di tutti i diritti e privilegi concessi alla Chiesa di Trento dai suoi predecessori3. In questo anno la famiglia Cerra, dimorante nella giurisdizione di Pergine, posseduta e retta jure pignoris dal vescovo di Trento, fu esentata dai pesi e dalle collette solite a corrispondersi alla Camera vescovile due volte l’anno, e da altri pubblici balzelli, verso l’attuale consegna di certi stabili ed affitti, che si descrivono nell’istrumento di convenzione4.

Nel 1390, il vescovo Alberto rinnovò ad Orsolina,

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 172.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 72.
  3. Lünig, fol. 917. Bonelli, T. III, Ρ. I, pag. 231.
  4. Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 4.