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dominio di una casa giacente in Levico, nella contrada del Rivo, acciò ne investisse Vito Cerdone, come fu difatti eseguito. Quest’atto dà a divedere che la Chiesa di Trento era allora allo scoperto della suddetta giurisdizione, la quale presentemente è in suo potere1. Nel marzo di questo medesimo anno fu trovata una miniera di argento nelle pertinenze di Rendena, cioè nella valle di Scavello e nel luogo nominato la Tana del Reclo, vicino alla villa di Vigo, da Giovanni Ruchalber di Geistingen, da Albertino Zappano di Vigo e da Giovanni Pelizzaro di Trento; ai quali, come primi inventori, ne fu dal vescovo concessa la escavazione, secondo le leggi e prerogative minerali, e coll’esenzione, per anni sei, da ogni peso del cambio, ossia diritto di monte. Questo diritto minerale spettante al vescovo, in virtù della donazione cesarea del 1189 che glielo conferiva per tutta l’estensione del Principato a riserva delle poche miniere appartenenti ai conti del Tirolo e di Eppan, coll’andare del tempo fu di modo scemato, che il conte del Tirolo ne trasse a sè la metà di tutte, se ne leviamo quelle del ferro2.
Stando a una lettera dell’imperatore Federico III, diretta al vescovo Giovanni, la vigilia dell’Assunzione di Maria Vergine, si deve ammettere che il nostro prelato verso i primi di settembre si fosse recato a Roma, in qualità di legato imperiale, onde assistere al congresso dei cardinali e dei principi cattolici contro le