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Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/39

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Nell’anno 1166 i Perginesi, tiranneggiati in varie e strane guise da Gundibaldo regolo di castel Pergine e d’altri castelli di quel distretto, dopo avere servito quai vili schiavi a suo padre Adelpreto e a Federico suo avo, si valsero dell’occasione lor presentatasi dalla dimora dell’iniquo usurpatore in Baviera, per iscuotere l’intollerabile giogo. E non potendo sperare di essere sostenuti dall’Impero e dalla Chiesa di Trento, a quei tempi infiacchita per le acri persecuzioni dei proprii vassalli, si posero sotto la protezione del Comune di Vicenza, ai patti che qui ci giova di aggiungere per documento dei rei costumi di allora.1.

Nello stesso anno seguiva per opera del nostro vescovo, l’accordo tra Lanfranco, abbate dei benedettini di S. Lorenzo, e Salomone, decano della cattedrale di Trento, divenuto poscia suo successore, circa la pretensione al possesso della villa di Lisignaco2.

Nel 1167, essendo ricaduto all’Impero, in virtù di cessione e rinuncia di Ottone palatino maggiore, il castello di Garda, pria goduto a titolo di feudo dai Gagliardi, indi dai Torrisendi, ai quali fu levato dall’imperator Federico, questi ne investì il nostro vescovo Alberto ο Adelpreto, con patto espresso che non lo potesse mai alienare, impegnare, subinfeudare3. Ma

  1. Vedi il documento nel Bonelli, pag. 433; e la estesa narrazione del fatto nell’opuscolo di T. Gar: Episodio del medio evo trentino. Trento, Monauni, 1855.
  2. Da una carta autentica dell’Arch. delta Prepositura riprodotta dal Bonelli, op. cit, pag. 438.
  3. Cod. Wangh. e Bonelli, pag. 442.