il vescovo della lor fedeltà, non ostante la di lui partenza dalla città; lo pregano a star di buon animo, confidando nel patrocinio di S. Vigilio, ed insieme di procurare che l’arciduca, su cui può tanto, contribuisca alla preservazione della patria; lodano in fine i capitani Giorgio Frundsberg e Francesco Castellalto, creato suo luogotenente da Bernardo, quando risolse di ritirarsi a Riva. Antonio conte di Lodrone inviava pure due lettere al vescovo. Colla prima si scusa di non avere osato, a motivo dei tumulti, di visitarlo nella città di Riva; aggiunge che i di lui fratelli Paride e Lodovico si trovavano in Trento, e che esso attendeva alla provvigione delle cose necessarie alla difesa del suo castello; termina dicendo che i tumultuanti aveano chiesta la resa di Castel Stenico, che alla Rocca d’Anfo s’aspettavano duecento soldati, che vorrebbe sapere, per suo contegno, la mente del vescovo. Colla seconda, protesta a Bernardo la sua fedeltà, e soggiunge ch’era tuttora occupato a mettere in istato di valida difesa i castelli di Lodrone e di Romano. Nello stesso giorno 18 maggio, Giovanni Parisi, Agostino CorradoFonte/commento: Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/567, Antonio di Cilao informano il vescovo, aver essi convocati i sindaci delle comunità oltre il Durone, ed altri uomini riconosciuti fedeli alla Chiesa di Trento e disposti a difendere il castello di Stenico; avere ingiunto al massaro e al vicario di qua dal Durone, che tengano gente preparata ad ogni occorrenza; e finalmente ch’essi non omettevano attività e vigilanza nel fare l’ufficio loro e nel procurare il necessario tanto di vettovaglie, che di polvere e d’altre cose.