Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 461 — |
sarii suddetti. In data dei 15 luglio un anonimo informa il vescovo Bernardo che, convocati dai commissarii gli uomini delle Valli, quelli di Corredo e di S. Zeno hanno adequatamente risposto; ma quelli delle altre pievi abbiano dichiarato di non volerli udire nè ricevere i loro consigli, asserendo di aspettare dalla Dieta tirolese i proprii nuncii. Aggiunge che i suddetti uomini abbiano gravemente ingiuriato Stefano di Casezzo e collo schioppo minacciato a segno, che i commissarii, temendo di sua vita, si prepararono a saettare colle baliste. In detto giorno Stefano di Casezzo scrive a Baldassare di Castel Clesio, che i sediziosi avevano messo in iscritto i gravami che volevano presentare alla Dieta, e che alcuni erano stati in Tajo, forse per consigliarsi cogli inviati di Merano e di Bolgiano; ma che gli uomini di Curtazza erano contrarii al vescovo.
Li 21 luglio, l’arciduca notifica al vescovo Bernardo di aver posto fine alla Dieta con tale provvedimento, che i popoli non potranno più ribellare, ed il vescovo sarà in grado di reggere quietamente i proprii sudditi; promettendo altresì di contribuire in parte alle spese del presidio e ad altre occorrenze. Il giorno seguente, Stefano di Casezzo scrive a Baldassare di Castel Clesio, che i ribelli non cessano di riunirsi in congresso; aver essi destinati altri nuncii per Innsbruck, onde sapere il motivo della detenzione dei primi; ed essere venuti ad esso congresso i sindaci di Tajo, Sfruzzo, Smarano, Torre, Vigo, Clozio, Romalo, Revò e Saltero; essendo mancati tutti gli altri sino a Fondo, a riserva di quello di Ambulo, che fu presente. Graziadeo