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desse tutto ciò che di allodiale possedeva in Trento e nella pieve di Stenico1.
Il vescovo Federico, per estinguere certo debito contratto coi Bresciani da Corrado suo predecessore, prese dagli abitanti di Rendena 3300 lire veronesi, concedendo loro in ricambio parecchie esenzioni e prerogative2. Ai 28 di marzo di quest’anno, Manfredo de Salis, canonico di Brescia, e Milone di San Gervasio e suo figlio Oprando, e Orichetto ed Ugo de Salis rimisero al vescovo Federico il loro feudo in Tignale e ogni diritto che avevano verso esso vescovo e la sua Chiesa, eccettuato il feudo episcopale di due marche annue d’argento e cento soldi imperiali, pei quali fu loro impegnato il ripatico di Riva e il feudo di Bagolino3. Con istromento dei 16 luglio dello stess’anno fu ceduto al vescovo Federico da Bertoldo fratello di Petarino, la casa, già di Gualcone, in capo al ponte sull’Adige in Trento4; e nel mese medesimo seguì la solenne manifestazione delle rendite che godeva in Ala la Camera vescovile, colla descrizione dei singoli principeschi diritti5.
Intorno a questo medesimo tempo, il nostro vescovo Federico fece fare a sue spese il coro della cattedrale di S. Vigilio, le cui sacre ossa collocò in onorevole avello di pietra viva; perfezionò la detta basilica