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Pagina:Annali overo Croniche di Trento.djvu/118

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Libro Quarto. 91

no, essergli stato restituita la libertà, & che gli Bavari sarebbon usciti de loro confini.

Non poco poi comparvero lettere al Vescovo, qual nova, divulgata per la Città, concorsero gli Popoli con tanto strepito alla parte del Palazzo Pontificale, che à pena poteva essere quella moltitudine respinta, & rafrenata dalli Magistrati. [La Città giubilosa.] Tutti gridavano, ciascuno protestava doversi propalare quanto s’era inteso della loro commune libertà: frà questi tumulti gionse aviso avicinarsi hormai gli Ambasciatori, tutti all’hora, Huomini, Donne, Nobili, Cittadini, fanciuli, & ogni altra conditione di persone precipitosamente, & senza ordine se gli ferono incontro.

Gli Ambasciatori circondati da tanto Popolo, prima andarono al loro Vescovo, poi si presentarono in Piazza, tutti si disfacevano per allegrezza, sentendo, che Rodolfo Arciduca d’Austria havesse chiamata la Città di Trento sua amica, & confederata, & promesso diffenderla come cosa propria con l’armi, che il Bavaro di spontanea libertà si fosse piegato à restituire loro la pristina libertà, & uscire dalli confini Trentini, in somma le cose essere ridotte à salvamento. [La libertà à Trentini restituita.] Esposte, & intese coteste cose, facendosi sentire tuttavia le grida, crebbe tanto l’allegrezza delle genti, che qua si non potevano capire dentro di loro.

[Vengono decretati publici sufragij.] Havendo Alberto Vescovo per beneficio di Nostro Signore, & aiuto dell’Austriaco, conseguito quanto con tante preghiere haveva bramato, & desiderato, commandò solleni Processioni in rendimento di gratie, per trè continui giorni, havendo prima Pontificalmente celebrato in San Vigilio, la cui Chiesa stimava miracolosamente per le di lui intercessioni liberata dalle mani de nemici, in quel tempo le Chiese continuamente erano ripiene, tutti rendevano gratie al Sommo Dio, per aiuto del quale havevano recuperata la salute, da loro già desperata. Et quantunque per fatiche, vigilie, buoni consegli riescono bene le cose bramate, deve però esser attribuito al supremo Signore, quanto di buono ci aviene. E piamente, anzi infallibilmente credere dobbiamo, farsi pronto il Divino soccorso à mortali non con gli peccati, ma con la penitenza, & oratione.

Conseguite dunque dal buon Vescovo queste cose, conforme desiderava, come quello, che haveva ritrovata la Patria in servitù, miserie, & lacrime, & da lui medemo più volte pianta, hora colmo di gioia per haver quella sotto il suo Pontificato, pa-