Pagina:Annali overo Croniche di Trento.djvu/126

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Libro Quinto. 99

stata conferita la potestà del governo, per altro anche d’animo intrepido, ad intraprendere ogni più malagevole impresa risoluto; prese per questo tanto ardire, & superbia, che cominciò à pensare d’effetuare quello, che molto tempo haveva conceputo nell’animo d’impadronirsi del Principato. Si propone avanti gli occhi, & và meditando cosa sij l’essere Prencipe, conclude essere il governo la cosa più degna, & soave di tutte l’altre, in consequenza tutti gli mezzi per giongere à tal fine essere honesti, & lodevoli. Poscia esamina quali potessero essere più à proposito, & ventilati gli più opportuni, determina doversi usare ogni studio per havergli in pronto; forma indi altri argomenti, cioè che non dependono gli Prencipi dalle leggi, ma ben si le leggi dalli Prencipi, il tutto essere lecito à chi commanda, participare gli Prencipi del Divino, tutte le cose soggiacere al suo volere, appartenere a huomini valorosi, & grandi tenere li scetri, l’essere capi alli altri; la scioca plebe per natura à guisa di paventosi Conigli codarda, & vile bramare più tosto d’esser retta, che reggere, gli saputi, & audaci poter condure questa bassa canaglia a lor voglia, & piacere ad ogni servitù, benche tiranica, esser pazzia potendo ciò fare, & mantenersi nel Principato, non farlo con manifesto pericolo d’esser servo. Essere necessario mostrar auttorità ver questi, rendersi eglino temerarij scorgendo il superiore pussilanimo. Si prefisse non riuscir malagevole il soggiogare gli Trentini, havere di già la Città in pugno, questa oppressa non apparere alcuna difficultà in ridure alla sua obedienza il rimanente del popolo, qual obedisce al nome Trentino, finalmente non dubita punto, che gli soldati non habbino da essergli fedeli, essendo tutti stipendiati con il suo danaro.

Vien in quella guisa il misero si precipitosamente trasportato dalla sua ambitione, & alti pensieri, & scosso dalla propria pazzia, che hormai gli par vedere che gli Nonesi, Solandri, quelli della Giudicaria, di Rendena, & altri Montanari, hanbitatori dell’Alpi, & cime de Monti, non molto lontani dalla Città, gl’habbin giurata fedeltà, & riconosciutolo per loro legitimo Prencipe. Essendo immerso il pazzo in questi, & simili pensieri, benche sapesse non potersi effetuare un tanto tradimento, & sceleragine, senza peccato, & macchia d’infamia, conoscendo etiandio essere impossibile pervenir al suo disegno senza inganni, & morte d’huomini, cominciò incrudelire, & mostrar la sua tiranide, contra quelli i quali per la loro integrità, & virtù, conosceva essere intimi al Vescovo, & altri di vita impuntabile, & a se di gran sospetto. Volse