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144 | Delle Croniche di Trento |
re ed efficacia agitare la sua causa, essendo necessario condursi per tal effetto à Roma.
Fù nella partenza molto favorito, & honorato da Sigismondo Arciduca d’Austria, promettendogli ogni suo aiuto, & assistenza; lo racommandò etiandio, con ogni ardore al Sommo Pontefice, & senza mai desistere gli porgeva ogni suo favore. Uldarico dunque non trascurando si buone congionture, & occasioni, finalmente, doppò haver quasi consumate, & finite le cose sue, ottene la confirmatione, per favore principalmente del sudetto Arciduca, e fù consecrato Vescovo da Innocentio VIII. ritornò egli à Trento l’anno 1488. & gli sette d’Agosto del medemo, hebbe il possesso del Vescovato, donde di commun consenso principiò il suo governo. Non solamente non fù dissimile dal suo antecessore, ma quando le cose gli fossero succedute più felicemente, haverebbe havuto maggior coraggio.
Questo per diffendere le raggioni del Vescovato in Roma contra Cesare, dal quale era non poco travagliato contrasse molti debiti, da quali aggravato, convenendogli in oltre far gran spese, & sborsare buona quantità de denari per non abbandonar la causa, fù constretto impegnare tutte l’entrate del Vino, quale annualmente riceveva dal Borgo di Termeno, in sussidio della mensa Episcopale, dal che s’intende ricevesse ottomilla, & cento Ragnesi. Ne superate queste difficoltà restò in quiete, molestandolo il Cardinal Ursino alla gagliarda, pretendeva questi 500. Scudi d’oro per l’annua pensione, assignatagli dal Sommo Pontefice, sopra le rendite de Vescovato.
Si lamentava Uldarico, allegando non solo poter sostenere il suo Vescovato pensioni si gagliardi, ma à pena rendere bastevol entrata per il necessario, e convenevole vito, & vestito, allegava haver egli consumati, & spesi gran quantità de denari nel difendere le sue raggioni, haver impegnate per tal causa parte delle sue rendite, esser invilupato ne debiti, & obligato à creditori.
Il Cardinale non cessava con gravissime censure travagliare il buon Vescovo, che recusava pagare le pensioni, non lo lasciandolo sicuro in alcun luogo.
Mentre da tante contrarietà era perseguitato, l’Imperatore commiserando la di lui sorte, di contrario che gli era e gli fece gagliardissimo diffensore, & giudicò non doversi obedire alli mandati del Pontefice. Parimente Sigismondo Arciduca d’Austria, & tutti gli Provinciati, seguendo l’auttorità dell’Imperato-