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192 | Delle Croniche di Trento |
se alcuno non fà stima de commandamenti della Chiesa, & schernisce l'auttorità Christiana, impari almeno dall'antico gran Alessandro Re de Macedoni, imitino il di lui esempio nel riverir la dignità Episcopale, dal qual deve ogn'uno ancorche perverso esser indotto ad amare, & honorare la Religione. Essendosi quel vittoriosissimo Re condotto sotto Gierusalemme all'assedio col suo florido, & veteranno Esercito, spaventati gli Cittadini, havendo visto non poter con le loro proprie forze militari resistere à tal potenza, ridussero l'animo alla Religione.
Mandarono ad incontrare quel gran Re Giuda Sommo Sacerdote, qual mentre se gli avicinava, veduto dal magnanimo Imperatore padrone de tanti Regni, & Capitano di tante, & si spaventose squadre in habito Sacerdotale, dicesi subito smontasse da Cavallo, & à genocchia piegate accogliesse con mirabil riverenza quel Prelato, stimando nella persona di lui adorare Dio stesso, non un huomo. Quindi poi da quel gran campione deposto il furore, placato dalla sola riverentia Episcopale, perdonò al popolo. Di questo altrove faremo forsi qualche mentione.
Dunque havendo il Clesio conseguito il Vescovato, stava principalmente sollecito, & intento à quelle cose, che eran necessarie per la sua consecratione. Mentre con gran diligenza ciò procurava; fù publicata universal Dieta in Inspruch da Massimiliano Imperatore, ove subito si transferì il Trentino, per rendere à Cesare quel ossequio, & officio, qual grandemente à quella Corona doveva. Havendo poi ridutto conforme il suo desiderio à buono porto gli suoi disegni, conosciuto l'animo di Cesare verso la sua persona inclinato, & benevolo, & spiato quanto da quello giustamente poteva sperare ritornò alla Patria.
Il Fine del Ottavo Libro.