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214 Delle Croniche di Trento

sua temerità, pentito tardi del proprio errore, & maligni consigli.

L’Imperatore, à cui in niun tempo tanto furon manifeste le rare virtù del Clesio, havendo molto gustato il di lui elegante, & [Il Clesio commendato da Cesare.] ben composto dire, racontasi publicamente l’abbracciasse, & lo lodasse, essaltandolo fin al Cielo, confessando non haver à suoi giorni sentito il più pronto, & sodo Oratore, & che nel dire havesse tanta franchigine. Si scorgevano in quello molto vigore, & estrema soavità, la mente turbata non l’offendeva punto, non l’impediva il modo di dire, non gli levava la forza nel rappresentare, prerogativa singolare, specialmente lodata da Cesare, bastevole à piegare le pietre medeme, le menti rozze, & per sua natura ostinate.

Perilche giudicolo degno di qual si voglia emminente luogo, & deliberò promuoverlo à Magistrati Imperiali, & supremi honori, si per essere la Città di Trento antica, & chiara per gli eggreggij fatti de varij Campioni in quella generati, come anco per l’esperienza havuta più volte (periclitando le cose della Germania) della di lui virtù, sapienza, prudenza, & destrezza ne Magistrati. Di dove quel giorno fù disputato, & combatuto in modo, che il Clesio da tutti applaudato, & con publico decreto dichiarato vittorioso si parti honorato, tenendo conforme la sua reputatione, & dignità l’antico luogo, qual giornalmente hora ritiene di presente il suo successore, senza che quello di Pressanone si lamenti, richiami, ò lo cerchi da quello abbatterlo: soggiongerei con quali titoli, & honori sij stato honorato, con quali applausi uscito di Corte, come frà principali sij stato accolto, quando non fossi certo, che queste cose tutte, già sijno palese al stesso volgo. Che perciò passaremo alli officij, quali fortunatamente, & con prosperi successi esercitò. Ma prima con qual fama habbi governata la Città di Verona.