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258 | Delle Croniche di Trento |
rendite, è frutti certa portione, ò Decima come vogliamo dire alle Chiese, ò Prencipi, ò Cittadini di diverse conditioni. Vi essigevano alcuni ingiusti, & disorbitanti tributi. [Lamento de Vilani.] Si lamentavano per ciò gli Villani, allegavano non poter tollerar tanti aggravij, che di già per tempi aversi eran caduti in estrema povertà, e miseria, che da suoi padroni erano come schiavi tratatti, che per ingordigia, & impietà de ricchi, tutti, con figlioli, & moglie se ne morivano da lunga fame afflitti, finalmente dalla crudezza di horridi venti, e da freddi divenivano quasi nudi, arsi, & consumati. Che gli Vescovi, quali dovevano haver, (conforme il stato di quelli comporta) di lor misericordia, si mostravano nondimeno più degli altri crudeli, che dalle porte, & presenza de Prencipi erano confusibilmente scacciati, e le lor querelle malamente sentite, che gli Prencipi gli commandavano, non come ad huomini ragionevoli, ma peggio, che se fossero stati Asini, che in summa erano trattati come vilissimi giumenti. Che quanto nasce nelle Ville, ciò che produce, & nudrisce la terra, quello che proviene dalle Selve, Monti, Pascoli, Laghi, Fiumi, tutto esser obligati condur nella Città.
Tutte le delicie de Nobili esser à costo de loro sudori, & quanto s’aquista, & riceve dalle Ville esser per commodità sola de Cittadini. Chi havrebbe potuto dicevano sopportare si longa servitù? Ad un minimo commando ci conviene subito comparire, cavar fossi, alzar ripari, far muri, è siamo sino al seccar palludi, constretti. Ne habbiamo ancora compiute queste cose, che ci son preparati altri aggravij: di modo, che manco nella tarda notte ci è lecito radolcire gli continui travagli, e fatiche insoportabili, con qualche riposo, prendendo un momento di sono, con cui gli stessi brutti animali si ricreano, ma senza verun intervallo di ristoro, con continui stanchezze restiamo travagliati.
Ci convien voltar la gran pietra infernale di Sisifo, figlio d’Heolo, sopportar l’Austro pestilente, & quello che più ci preme, non veder rimedio alcuno in tanti nostri mali. Mandano dalla Città chi nascostamente ci fan la spia, avenga che (impotenti à pena potiamo tirarsi dietro le stanche membra), e se si faciamo con piedi alquanto sentire, incontinente saltano le calunnie in campo, se ci cade il Carniero del pane in terra, subito miserabili siamo traditi, e dove andare alla Caccia ci veggono, ne vien prohibito è stimando ciò delitto di lesa maestà, incontinente denonciati, strascinati, e legati siamo in prigione, sol per esser stati avisati d’haver