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270 | Delle Croniche di Trento |
valoroso per reprimere quella vil turba dalle vituperose, e crudeli uccisioni de buoni Cittadini, e rapine delle Chiese, trattò con Giorgio Frunspergo, soggetto nell’arte militare di non poco grido, che seco prendesse la carica di diffendere la Città, conciosia che in tante commotioni pareva l’havesse à tempo opportuno mandato la providenza Divina, credendolo invitato dall’istesso Cielo à diffesa de Trentini. [Lodovico Lodrone. Francesco Castelalto.] Quegli in riguardo prima del Clesio, qual grandemente amava, & sopramodo reputava non recusò la carica, s’aggiunse a questo, in tempo, per solevamento delli travagliati animi, Lodovico Conte di Lodrone, e Francesco Castel alto, huomini nella militar disciplina celeberimi, posciache havendo eglino inteso in quanto pericolo si ritrovassero gl’interessi Trentini, senza esser ricercati, andarono dal Vescovo, essibendo le proprie vite per diffesa sua, e della Città.
Gli accolse volontieri il Prencipe, spesandoli sempre del suo, gli lodò della lor prontezza, e virtù d’animo. Mandò in oltre nella Giudicaria per scrivere Soldati; & acciò per negligenza non si tralasciasse cosa veruna, che potesse giovare in materia di sedar tanti tumulti, commandò fossero chiamati gli Capi delle congiure.
Comparvero quelli intrepidamente, l’istesso giorno, & egli con gran piacevolezza, gli richiese perche con tanta temerità havessero havuto ardire prender l’armi contro S. Vigilio, qual eran obligati diffendere da nemici; ma che ciò non ostante havrebbe con la sua clemenza condonata tanta lor malitia mentre havesse veduto pentimento di quella lor insolenza. Ma non potendo quelli sentir il fine del raggionamento del loro Prencipe, esacerbati, e pieni di rusticana arroganza, rotto il silentio proruppero senza verun preludio, ò con poche parole almeno comminciata la loro causa, dissero che non passarebbe molto, che farebbon conoscere à chi li si sij quanto iniquamente sijno tratatti, e aggravati, è sforzati contro ogni raggione far quello, che si tiranicamente gli veniva commandato, mai si sarebbon quietati sino ad esser liberati di tanti aggravij, che tanto volevano conseguire, ò mandare à fuoco, e fiama Città, Castelli, è tutto il paese: parlarono però in guisa, che mostrarono, quanto era possibile in tanta commotione d’animo portar riverenza al Prencipe.
Doppò che hebbero proposto molte lor querelle, protestarono senza simulatione, non esser venuti contro il Vescovo, ma persi gli beni di fortuna, esser stati necessitati ricorrere all’armi, di