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Libro Undecimo. 283

homini scelerati, e perversi. Molti altri in quei giorni si mostrarno ambitiosi, & desiderosi de nuovi governi. Dominavan influssi bestiali s’eran soli congiunti, senza altro pianetta moderatore Marte, è Saturno. Ciascuno trovavansi occupato da desio di novi governi.

Gli huomini di Levico, molti delle Valli, annulata l’antica consuetudine, ordinarono, & comminciarono nuova maniera di governare, di modo, che giudicarono doversi tutte le cose antiche, è Leggi, e Statuti come di già ranzi, e che spiravano mal odore, rimovere, è distrugere. Desideravano novità, non volevano altro che cose nuove, osservassero pure l’antiche, che le havevano ordinate, perche osservarebbon anch’essi le proprie. Che pazzia (dicevano) habbiamo noi d’osservare ordinationi d’huomini morti? hanno essi vissuto à modo loro, il dover vole viviamo ancor noi al nostro. [Si celebra una dieta in Insprugh.] Conosciuti questi pericoli da Ferdinando Arciduca, per por rimedio à tanti mali, che giornalmente si facevan maggiori, convocò una Provincial Dieta in Isprugh, alla quale fù presidente il medemo Arciduca; Convenero anco colà tutti gli Vescovi, conforme l’antico costume, & Collegi d’altri Sacerdoti, & Communità, ove subito che furon in Conclave fù disputato sopra le sollevationi de Contadini.

Finalmente fù con ogni prudenza, e sapere (quanto comportava la conditione di quel tempo) provisto alli aggravij delle Città, dignità Ecclesiastice, e stato de Prencipi, & altre persone graduate. Si che restassero questi nelli antichi lor governi, sovrastanti alle publiche cariche delle Republiche, e come padri governassero, conforme la lor prudenza le Città, e Republiche. Mà però obligato ciascuno dar soccorso, & aiuto nelle necessità all’altro. Per tanti disagi, patimenti e penurie de poveri Villani mercè all’iniqua conditione di adverse stagioni, esser meglio remettergli volontariamente qualche cosa de loro aggravij, che con animo ostinato violentemente ressistere all’imprudente, & precipitosa turba delle Ville, il che non può essere senza publico danno, & scorno d’ambi le parti.

Quelli poi facessero con diligenza quanto se gli aspetava, attendessero alla cura delli Campi, e à coltivar la terra; Et ancorche non convenisse il terminare tutte le difficoltà a loro favore, dimandando eglino d’esser per l’avenir liberi d’ogni aggravio. Conclusero però si dovessero sminuire, col pagare minori affitanze, ò pensioni alli padroni. Che se alcuni fossero s’altre angarie della Città ingiustamente adossati, subito restassero scaricati col levar al