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288 Delle Croniche di Trento

cio à volto in quella contingenza, se ben oscuri, à lui però molto necessarij, stette nascosto, per dove era solamente un’entrata, con una sol porta, & quella ben stretta, con la bocca ancora maggiormente chiusa, con pretesa d’ivi salvarsi, e diffendersi fin tanto, che gli suoi, quali sperava per causa di tanto tumulto aiutati dalla Città ò da confini potessero uscire à dargli soccorso.

Stava anco in sicura speranza, che gli Contadini non si sarebbon con maggior crudeltà, e furia incoleriti, & che non havendo loro militari machine, non havrebbon havuto ardire d’assalire quel luogo tanto forte, anzi abbandonata l’impresa, ciascuno sarebbe andato à casa sua. Ma quelli Montanari, quanto maggiormente venivano rimossi dalla speranza di prender la Rocca, col padrone, & sacheggiare il tutto, tanto più gagliarda, & ostinatamente s’accesero, è di maggior colera vampanti si prepararono, e scorgendo non potersi in altro modo, ne con altre forze superare quel luogo, determinarono demolirlo col fuoco.

Dunque di sotto stivati di ben spessi, è secchi sermenti, riempirono le fosse, circa la Torre vi ammassarono gran quantità di legne grosse, sottoponendovi poi polvere di solfero, con altre simiglianti materie in quantità, si attacarono il fuoco, che incontinente facendosi sentire, e la fiama con il fumo mischiata, sino alle stelle inalzandosi consumava ogni cosa, abbrugiava gli tetti, e già dal troppo calore arse rovinavano le mura, cadevano, si rilasciarono gli Archi, e volti, gli incendij entrati per le fenestre guastavano le camere; in summa ogni cosa era ripiena di voraci fiame, & caliginoso fumo. Godevano quelle caterve dell’implacabil turba de Villani si starsene con atti, che gli altri instigavano alle crudeltadi spettatori di si inhumano spettacolo.

[Pietro Busio vien abbrugiato.] Il povero Busio, qual volse intromettersi frà l’irritata turba de Villani, e confidare la di lui salute, e vita à domestici nemici, regietato dal lor cospetto in cotal strana guisa miserabil, e crudellissimamente fù abbruggiato.

Gli Trentini havuta la nuova d’un tanto attroce eccesso, piansero un huomo di quel valore, cotanto eggregio. E molto maggior honore si fece à quella morte con il publico dolore, è mestitia, di quello s’havrebbe potuto fare con sontuose esequie, e superbi apparati. Ma gli superi, ancorche molto si mostrino tardi nel dar à misfatti gli condegni castighi, non lasciarono però passar caso si nefando lungo tempo, senza qualche segno di emendatione. Ad alcuni fù con laccio rotta la gola, altri tagliati in più parti, &