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Libro Undecimo. 305

Frà le mura manco fummo sicuri, non ci mancò che fare, havessimo guerra dalli vacillanti animi de Cittadini, più volte ritardavano, anzi rimovevano gli animi de soldati dalla pugna, che uscendo in bataglia temevano d’esser assaliti alla schena da domestici nemici, d’alcuni malvaggi Cittadini. Di questo mancamento non incolpo tutti gli Trentini, ma quelli solo, che havevano conchiuso essere della fattione vittoriosa, di dar il lor soccorso, ove la fortuna havesse piegato.

Il negotio finalmente per Divina providenza, e diligente solicitudine del nostro Prencipe, e mediante anco il vostro valore, è riuscito al roverscio, il spavento, e fuga con cui sbraveggiavano farci gelare l’anime nel corpo, ecco come venne sopra di loro, pagarono il fio di tanta sua temerità, tante sceleraggini non le passaranno senza castigo. Parlo solo di quelli temerari, quali pensarono con Contadineschi arnesi, poter distruggere le Mura con tante spese da passati Re fabricate; E sciocamente si diedero ad intendere, che il Vescovo dalle minacie de suoi Contadini spaventato si sarebbe vituperosamente messo in fuga, lasciando a loro il Castello, Chiesa, e Città vote, acciò liberamente potessero commandare, ed à lor modo disporre gli governi.

Stavano gli armati soldati d’intorno alli Contadini. Questi meschinelli, senza arme vedendosi dalli armati attorniati, & di loro alcuni con la michia accesa, e archibbuggio a ruota in procinto per attaccare la solfurea polve, & essi quasi in atto di scaricargli in petto le plumbee balle, pensate con qual’animo se ne stassero quelli miserelli, tremavano da capo à piedi, se gli chiuse la bocca, gli levarono con questi accenti il parlare, e raggirando le labra ammuttite, havendo di già dato congiedo alli orgogliosi capritij, non rispondevano parola.

All’hora il Valoroso Capitano soggiunse. A voi che dalli campi, non di proprio capritio, ma d’altri, con larghe promesse di bottini, sollicitati seguiste gli malvagi consigli d’huomini iniqui, confederandovi con essi loro nella congiura, commando stiate lontani dalla Città, qual voleste, (& per tal effetto faceste à Dio imprecatorij voti) da fondamenti distruggere, e senza tardare ritorniate alle Zappe, & Aratri nelle proprie Ville, il che sij in buon’hora, & in felice successo al nostro Prencipe, popolo di Trento, à me, & voi insieme. Andate senza altro castigo per gratia, è sola clemenza di Bernardo Clesio, Prencipe nostro, e ritornate abandonate l’armi alli aratri, vostro proprio officio, ne mai, se