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Pagina:Annali overo Croniche di Trento.djvu/342

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Libro Undecimo. 313

devano gli Trentini, non venissimo con tali pensieri al tuo conspetto, habbiamo imparato obedire, non commandare à Prencipi, pur che ci sij concesso il poter in pace far l’officio nostro: tenghinsi pur loro liberamente la Città, & noi lascino quieti frà campi. Godino eglino gli sontuosi Palazzi, e non molestino noi, sotto neri coperti di paglia, si tenghino gli lor governi, stijno nelli mai interroti aggi, che gli desideriamo ogni bene. Ci lascino solamente indisturbati frà le nostre povere Capanne, questo e non altro da noi vien bramato: viviamo come in essilio nelle nostre vil casuppe, con la povera nostra sostanza, acciò con essa potiamo allevare, è nudrire gli piccioli nostri fanciuli, che ancor vezzosi ricorrono alli abbraciamenti, e baci paterni, per rendergli habili poi; à somministrare con loro molti incommodi, è fatiche le delicatezze alli personaggi grandi.

Stiamo con certa speranza di ciò aspetare dalla tua Clemenza. Ti scorgessimo sempre di tal bontà, piacevolezza, e clemenza, che niun mai si partì da Te sconsolato, mai alcun frustatoriamente ti dimandò soccorso, è misericordia. Qui tacquero li Ambasciatori de Contadini.

[Risposta del Prencipe alli Contadini.] Sentita il Clesio l’ambasciaria di quei Villani, che s’affaticarono, e posero ogni studio per spurgarsi, & adossare ad altri il lor peccato, ancorche benissimo fusse informato delle lor sceleragini, (sapendo però che quella canaglia era l’istessa instabilità, pronta alla ricadutta, e ad ogni minimo soffio di contrario vento per lor natura lubrica ad impertinenti novità, e che era cosa humana dar aiuto all’huomo portato nelli tempestori naufragij,) havuta compassione del miserabil stato di quella vil turba, rispose non ritrovarsi, per quanto atroce fosse ogni sorte di tormento, che di gran lunga non sia inferiore al lor demerito. Ma havendogli scoperti pentiti de lor falli, accetava con buon animo le lor sodisfationi, sol smenticavasi di tutte l’offese, & oltraggi ricevuti, compensando con somma pietà, l’indignità di Maestà lesa; promettendogli in parola di Prencipe, che mai havrebbe permesso, fossero stati d’alcuno molestati.

In somma voleva far vedergli, quanto sijno frà di loro differenti gli costumi dei Prencipi, & i genij delli huomini di Villa. Ritornassero pure alli lor ritti, ne per l’avenire con minor diligenza conservassero la fede a loro Prencipi, di quella, che impiegarono nel coltivar gli loro Campi: assicurandogli, che le loro opere havrebbono reso il Prencipe, quale lo desideravano. Con questa rispo-