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316 Delle Croniche di Trento

ti gli animi de molti. Oesolumpadio (di molte cose sol questa toccaremmo) è Udalrico Zuvinglio, huomini de estrema impietà, l’uno in Augusta Raurica, da nostri detta Basilea, l’altro in diverse parti de Svizzeri, overo (al lor dire) in diverse Ville, come generati di seme viperino, che parti di venenosi serpi, temerariamente hebbero ardire escludere dalle loro sacre cerimonie l’Augustissimo Sacramento dell’Altare, costoro nudriscono la lor gioventù sino dalle fascie, (acciò duri perpetuamente) in questo lor falso dogma, lo porgono in scritto à pernicie, è morte delli discendenti, l’han così ben disposto, che bisogna (non facendo Dio miracolo) resti tutta la posterità infetta. Per cotal causa nei loro istessi circoli, e dispute sono nate diverse controversie, ed ostinatamente fù dalla varietà dell’opinioni disputato, delle quali diremo poi qualche cosa.

Si senti in oltre con sprezzo dell’auttorità Ecclesiastica, reclamando senza frutto Carlo Imperatore, è Ferdinando Arciduca d’Austria, il scandoloso è violento divortio di Henrico Re della Bertagna, e Catarina sua legitima consorte.

Quindi successero le gloriose, & aspre morti, per mano di Carnefice del Cardinal Roffenense, è Tomaso Moro, supremo Cancelliero del Regno, (cosi chiamano il più intimo Secretario, e Consegliere del Prencipe) & de molti altri nobili, che intrepidi diffendevano le raggioni, è cerimonie Ecclesiastiche, e la stessa verità: tutti cridano esser stati ingiustamente condannati, ed in publica piazza, à vista de tutti, crudelmente, contra ragione fatti morire, e questi per haver, (mossi dall’amor di Dio) sostenuti con animo constante inauditi tormenti; giudicarei (spinto da quello che della lor beata morte si dice) doversi annoverare trà il Catalogo de Santi. Tralascio, come l’istesso Re fece decapitare la nuova sposa, qual prese pre moglie, doppò il divortio di Catarina, havendola ritrovata in flagranti adulterio. Non perdonò manco alli consapevoli, tutti gli fece condurre in piazza, & ad ogn’uno commandò, fosse separata la testa dal busto.

Si che di due moglie, la prima à forza scacciò dal letto maritale, l’altra fù costretta sostener per di lui decreto, e sentenza morte infame. E questa fù reputata la maggior infelicità di quel tempo.

Sedati gli tumulti de Villani, il Clesio, come se dalla natura fosser stato prodotto à trattar, ed ultimar negotij importanti, li 24. Novembre 1525 si partì dalla Patria per Augusta, ove Ferdinando, gerente di Cesare, suo fratello haveva intimata una gene-