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344 Delle Croniche di Trento

mette le borasche, è à tempo provede de remedij, è fondata sopra troppa soda pietra; Vero è, che altre tre volte, poco tempo avanti, il Soldano Imperatore de Turchi, mosse guerra alli Panoni, quali hoggi con altro nome chiamano Ongari. Mai ricusò il Trentino d’andar tutte le fiate ad affrontar quel capital nemico della Chiesa Christiana, è per la fede fece opere di maraviglia Questa ultima però fu sostenuta con molto maggior pericolo.

Si fece quel Tirano nell’ultima speditione vedere senza comparatione con maggior numero de Cavalli, & Fanti delle altre volte passate, dicesi venisse all’hora ad invadere la Christianità con circa cinquecento milla armati, si che tutti gli Christiani restarono da tal fama attoniti, e ripieni di gran spavento.

[I Turchi entrano nell’Ongaria.] Di già quella crudel bestia, che empiamente rotti gli patti, è tregua giurata, haveva nuovamente riprese l’armi contra gli Christiani, è superate tutte le difficoltà de luoghi, era penetrato, doppo lunghi viaggi in Ongaria, è perchè alli confini non gli comparve alcuna Ambasciaria, ò Trombetta, per maggiormente travagliare, è debilitare gli Christiani, mandò à saccheggiare quelli contorni.

Esso mandava tutto à fuoco, è ferro, havresti d’ogni intorno veduto incendij. Mandò avanti Imbraino frà gli muri molto prudente, è frà le squadre in Campagna Capitano di gran valore, con parte delle genti à Ginzzo, così volgarmente detto, Castello discosto da Viena quaranta miglia, commandandogli, che al primo assalto, restando superato, e preso, lo spianasse, à fine, che dalla ruina di quello, spaventati gli altri Castelli di quel tratto, è paese tutti si rendessero, e venissero con le chiavi in mano prostrati, à chiedergli mercede, e remettersi nella di lui discrettione

Haveva inteso, che quel posto non era molto forte, da una sol fossa fatta in fretta circondato, da un’ordinario argine diffeso, le Porte da poca soldatesca custodite, gli bastioni dalla bassa, & inesperta turba, che dalle circonvicine Valli, e Monti con moglie, e figliuoli dalli tumulti bellici spaventata (come suol avvenire in simil contingenze) à salvamento si ridusse, difesi.

[La Città di Ginzio vien oppugnata.] Gli Turchi più di dodeci volte con grand’impeto gli diedero l’assalto, sforzandosi à tutto potere superar l’argine, altre tante con lor notabil danno, è stragge furon regettati.

Stavano quelli sottoposti à tutte le percosse sotto gli assaliti. Non cadeva da questi dardo, saeta, o sasso senza ferire, ogni colpo