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Libro Decimoquarto. 377

passate non sapea se non sperare vittorie, è trionfi, massime considerando la guerra dalla sua parte essere giustissima, e dove consisteva la gloria dell’Imperio; Non vertendo la differenza qual di due dovesse restare in campo, ma qual havesse da commandare, ed esser superiore, che perciò doveva la guerra esser più rimessa, che se fosse stata circa le lor vite. Confidava spaleggiato dalla propria conscienza, di levarsi ogni pericolo, e da faticosa guerra riportare condegno honore. Quanto haveva in questa causa assonto, protestava essere per la commun salute.

Quindi subito in Italia si diede à formar Esercito, altri parimente venuti di Spagna sbarcavano nel Genovese, molti furon ad instanza di Cesare mandati di Germania. Quelli di Borgogna spedirono squadroni forbitissimi di Cavalleria delli più eletti, tutti principali di quel paese.

Gli Italiani diedero fortissima Fantaria, è Cavalleria spedita: hebbe Capitani valorossimi, Italiani, Spagnuoli, Tedeschi, e Prencipi di gran fama. Alfonso Marchese di Hisconia, Castello d’Italia nella Provincia di Ferrentana, à nostri tempi chiamato volgarmente il Guasto (per dar luogo anco alli nomi pelegrini, che desiderano essere annoverati frà le falangi Romane) fù constituito Capitano Generale della Fanteria, Ferdinando Gonzaga, della Cavalleria, e Generalissimo di tutta l’armata Antonio Leiva, huomo da lui conosciuto essercitatissimo nell’arte militare. L’armata maritima commise ad Andrea Doria.

Il Re Francese havendo di già conosciuto l’animo dell’Imperatore, che in breve havrebbe scaricato sopra le Fortezze, e Città di Francia, fece la scielta di tutto il Regno, mandò Capitani in Italia con grosse summe de danari per ammassar genti, & indi cavar soldati. Si rese amici, e confederati gli Svizzeri, dal Re d’Inghilterra con cui haveva renovata l’antica parentella gli fù mandata una fiorita Fanteria, ridusse sotto le di lui insegne molti Thedeschi, che habitano ambi le ripe del Fiume Reno, è finalmente hebbe in suo aiuto molti Prencipi, à quali, ritrovandosi in pericoli, diede aiuto, ò scacciati, gli ricevette sotto la sua protettione, & tutti gli somministrarono, conforme il potere, compagnie ausiliari.

[L'Imperatore si porta in Lingua d'oca.] Frà tanto Cesare formato nuovo, e numeroso Esercito, superò le gravi difficoltà dell’Alpi, & per le strette, e precipitose aperture de Piamontesi, ove il passo e sdrucioloso, è pieno de pericoli, per dove à pena si può condure un Cavallo avanti l’altro, callò nella Provincia di Narbona con pensieri hostili, diffeso, è sicura-