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Libro Primo. 15

Cielo dattemi vittoria, fatte le mie vendette: Vi prometto, facio voto far tagliar gli testicoli con ferro, e fuoco à simil canaglia, voglio impire più pozzi di simil materia.

Cuniperto frà tanto vedendo il suo campo mancare, avanti fosse totalmente abbatuto, disfatto, & rotto subito si lasciò vedere à [L’Esercito ressarcito.] suoi tutto armato, era l’Esercito affato intimorito, & confuso, sarebbono perdutisi d’animo andati in conquasso tutti, la presenza del loro non finto Re gli rese il spirito, gli animò, li revocò dalla fuga, gli ordinò, gli rinforzò di nuovo alla battaglia.

[Alachio sfidato in duello.] Era Cuniperto di gran spavento all’inimico, si fece avanti, visto lontano Alachio, con voce alta si che tutti puotero intendere lo chiamò in battaglia, lo sfidò a duello: A che proposito (disse) esporsi tanta gente al pericolo dell’armi, del macello, ad essere trucidati, per causa di due Prencipi, mi maraviglio, finiamo la guerra noi due, noi soli siamo pretendenti del Regno, à noi solo convien levar il commun pericolo, quello haverà il scetro de Longobardi, quello regnarà, quello solo sederà nel trono Reale, a cui Dio con la destra sua darà la vittoria, la mia causa non è con Trentini, non con Austriaci, te solo voglio, con esso te, ho la mia differenza, teco la voglio decidere, à te s’aspetta, se huomo sei, se vero soldato, se hai ragione in questa causa venir meco in singolar battaglia, più tosto, che lasciar siano trucidati gli soldati. Deve il Capitano esser padre, non carnesice delli Eserciti, se in te regna giustitia, animo, & virtù non puoi renontiare questo conflitto, sù da valoroso, salviamo la vita di questi innocenti.

All’hora Alachio, essendo animato dalli suoi à tal conflitto, alla gloria della sua persona, rispose (che sentì l’uno, & l’altro Esercito, quelli almeno che erano a guardia della persona del Re) non haver paura della spada di Cuniperto, ricusava il duello non per mancamento di giustitia, d’animo, manco di virtù, ricusavalo per vedere girare l’imagine risplendente di S. Michele fra le schiere de nemici. Dette queste parole subito si sentì il segno della battaglia, tutti all’arme, si precipitorono nelle uccisioni, prendevano maggior animo dal suono de Tamburi, delle Trombe, & altri instrumenti, combatevano con maggior valore che nella prima Zuffa. Ansiando propriamente gli Trentini tal battaglia, impatienti senza poter aspetare il segno dell’armi si spinsero contro [Attroce guerra.] Longobardi, combatono d’ambi le parti con animo ostinato, s’amazzano senza moversi à dietro, più presto vogliono esser trafitti combatendo da vicino, che ritirar il piede, che prender la fuga,