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e di Soldati Italiani. 97

ro nelle vicinanze di Magdeburg con un ponte di barche, da gettare sul fiume Albi. Il Paese era scarso di vettovaglie, perciò vedeva i Soldati patire di fame estremamente, disertarne assai, e indebolirgli l’armata. Tra tante difficoltà avanzò cammino sino a Verden, ove fabbricò un ponte, e ricevette il Montecuccoli con nuovi ajuti venuti di Slesia. Proseguendo il viaggio con sollecita diligenza entrò ne’ Paesi del Re di Danimarca, ed accampò tra Oldeslo, e Chiel in sito eminente. Ivi dichiarò al Re Danese l’ordine Cesareo, e la sua prontezza, di reggere le operazioni proprie a misura de’ Comandamenti di S. M. Restrinse, e quasi chiuse il General Tosterdon fra l’Esercito Cesareo, il mare, ed una palude. Intese però di mal gusto gli ordini, venutigli da quel Re, di trattenersi ne’ posti presi, senza intraprendere nulla sopra l’inimico, quando Egli meditava l’opposto. Sopra tutto si doleva estremamente della continenza di quel Sovrano, che mai non volle accordargli alcuna Piazza di ritirata, quantunque gliela richiedesse con replicate efficaci istanze. Non volle mai consegnare magazzini di vettovaglie, e solo somministrargli giornalmente, e scarsamente i viveri. Era in bisogno di denaro, e ascoltava dalla Soldatesca doglianze, ed argomenti di mala soddisfazione, per le quali non poteva promettersi all’occorrenza quelle prove d’animosità, che desiderava. Ragguagliò la Corte di queste fastidiose emergenze, e spedì di nuovo all’Elettor Sassone il General Montecuccoli con istruzione del modo da regolare le truppe Austriache, che tuttavia rimanevano nell’Imperio, e per impedire gli attentati del Chinismarc, e degli Svedesi, rimasti in quelle Contrade. Incaricava il Montecuccoli, di assumere il comando delle dette Milizie Cesaree, e gli suggerì il modo, con cui reggerle, in caso che l’Asfeld non potesse più averne il governo.

Poco dopo scrisse allo stesso, che gli conducesse le milizie dell’Asfeld, delle quali aveva assunto il comando; poichè il Chinismarc passata l’Elba, gli veniva alle spalle. Ma altre urgenze, e gli ordini dell’Imperatore divertirono quelle schiere, e portarono al Montecuccoli l’ordine, di riunirsi Egli solo al Galasso. Questi aveva ristretto il Tosterdon in gravi angustie con alle spalle il mare, custodito dalla flotta Danese, al fianco le truppe del medesimo Re, e a fronte ampie paludi, attraverso le quali non v’era, che una sola lingua di terra ingombrata dall’Esercito Austriaco. A passi cotanto scabrosi condotto il Tosterdon seppe l’accorto, e industrioso Generale, sottrarsene con savissima industria, e sagacissimo ritrovamento. Comandò, che si vendesse, o si abbruciasse il bagaglio. Ordinò l’apprestamento di fascine in copia grandissima. Impiegò sè medesimo, e perfino la moglie, e tutto l’Esercito, per infervorare ciascuno coll’esempio al lavoro, con cui riempì certa porzione di palude, e la rese capace di sostenere il peso del tragitto della propria armata. Di notte, camminando tacitamente sulla nuova strada, lastricata di fascine, si sviluppò dall’ultime disavven-