Pagina:Anonimo - Azioni egregie operate in guerra.pdf/128

Da Wikisource.
120 Azioni di Generali

ti, e di trincee colla gente del Paese tutta in arme, ed ordinata. Dall’altra parte stava l’Esercito Cesareo, che aveva ripresa la solita animosità. Ciò non ostante ubbidì il Piccolomini, ed uniti insieme dodici mila Cavalli, e dieci mila Fanti marciò alla volta degli Svedesi, e de’ Francesi. Il secondo giorno Gio. di Vert con la Vanguardia rovesciò due partite nemiche. A quest’avviso l’Urangel, ed il Turena diedero addietro verso l’Iser a Diengelfingen; e il Piccolomini li 29 Luglio, a due leghe da loro, prese posto a Landau; e gittati due ponti sull’Iser, munendoli con trincee, cercò d’infestare al possibile i foraggieri del nemico. Quivi giunse l’infausto avviso della piccola Città di Praga, sorpresa dal Chinismarc, che turbò gli animi de’ Generali. Per rimediare al male, il Piccolomini propose all’Imperatore1, di persuadere al Bavaro il trattenersi colà sulla difensiva colle proprie armi, e lasciare a lui il marciare colle Cesaree di là dal Danubio, e giungere d’improvviso a Praga, per ricuperare la detta piccola Città prima che giungessero rinforzi al Chinismarc. Ma l’Imperatore, sapendo, che tale determinazione avrebbe dispiaciuta sommamente al Bavaro, non permise, che nè meno a questi se ne facesse moto. Solo comandò che si tenessero in pronto con ogni segretezza due mila Cavalli, e mille Fanti, per incamminarli ad ogni suo cenno in Boemia. Il Piccolomini gli scielse subito, e gli tenne allestiti per ogni occorrenza. In questo mentre, per istringere più vivamente i nemici, s’accostò loro più da vicino a Memingen. Il dì seguente assalì da tutte le parti le Guardie del Campo nemico, ricacciandole sin dentro il medesimo, e guadagnando un fortino coll’uccisione di dugento Francesi. Anche colle partite, massime di Cavalleria Unghera molestava, ed uccideva molti foraggieri nemici. E benchè talvolta gli Ungheri vi rimanessero malamente percossi dalla grossa Cavalleria Svezzese; pure l’infestazione loro era così continua, ed impetuosa, che difficoltava, e bene spesso impediva loro il Foraggio.

Gli 17 Agosto determinò il Piccolomini di attaccare tutti i corpi di guardia de’ nemici, per tirarli a battaglia. Dispose il Montecuccoli sull’ala destra, e Gio. di Vert sulla sinistra, a’ quali tenne dietro con tutto l’Esercito. I primi due, co’ loro distaccamenti spingendosi per varie strade addosso alle guardie nemiche, altre tagliarono a pezzi, ed altre sbaragliarono. Indi s’arrestarono in distanza del tiro di moschetto da’ trinceramenti avversarj con provocarli alla battaglia. Ma fermi questi entro a’ loro ripari, conobbe il Piccolomini, di non poterli indurre ad un fatto d’armi. A’ 22 d’Agosto praticò altro stratagemma. Finse d’abbandonare il Campo da lui preso. Marciò col suono delle trombe, e de’ Timballi; ma poi all’ombra di un bosco, che lo ricopriva, fece una contrammarcia, e ritornò verso il primiero sito. Ivi rinvenne un distaccamento nemico, spedito a presidiare i Forti, e trincee da lui

  1. Lo stesso Siri tomo decimoterzo del Mercurio suddetto.