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226 Azioni di Generali

aver attesi i soccorsi già in viaggio, quando niuna necessità lo stringeva a combattimento. Dall’altra parte l’esercito, confidato alla di lui direzione, era il sostegno, e la fermezza del Reame d’Ungheria; e però non conveniva l’avventurarlo.

All’Imperatore dispiaceva, che l’esercito suo si fusse ridotto in quella penisola, in vece di eleggere situazione più aperta da i lati. Replicò il Caprara, come anch’egli giudicava, che sarebbe stato più conveniente lo scegliere campagna spaziosa. Confessar egli, che le massime militari disapprovavano, il lasciarsi cogliere tra ristrettezze. Altro posto più abbasso sarebbe stato assai più confacevole, ed opportuno. Ma quando egli giunse al Campo, non istava più in suo potere l’occuparlo; Poichè il Visir era arrivato a Sallanchement. Con questa rimostranza pretese il Caprara di rovesciare il fallo, sù chi prima del di lui arrivo comandava, il quale trascurò d’accampare più abbasso in posto migliore. Aggiunse, come avendo gli Uffiziali arrolata gente di nazione straniera, questi tutti fuggivano a’ Turchi.

Il Visir impiegò gli sforzi maggiori contra de’ ponti. Trasportò sui carri al di sopra di PeterVaradino varie barche, cariche di materie incendiarie, e gettatele nel Danubio, le lasciò scendere abbasso, per attaccare fuoco a’ legni del ponte, e alle barche. Lo stesso fece col mezzo di grossi travi d’alberi, armati di folti, e grossi chiodi. Promise premj grandi a’ nuotatori, se con falci tagliavano le funi, le quali sostenevano le ancore. Tutti questi attentati furono resi inutili dalla vigilanza de’ Capitani, e dalla moltitudine de’ soldati Cesarei, che vegliavano alla custodia de’ ponti. Il Caprara avanzò varie batterie sul Danubio, che offendevano assai la flotta Infedele. Ordinò, che dall’Ungheria calasse nuovo legname, da riparare qualunque danno fusse per seguire. E perchè tal disertore avvisava, che gli Ottomani fussero per tentare un assalimento universale agli trinceramenti, al navaglio, al ponte; egli regolò, come ributtarlo ad ogni parte. Determinò, di contrastar il terreno a palmo a palmo, alzando altri nuovi ripari ne’ siti, ove i primi erano indeboliti dalle batterie nemiche. Al di fuori fece scavare fornelli, e caricarli di polvere, per isbalzare in aria gli aggressori a misura, che si accostavano. Preparò ogni genere di fuochi artificiati, altri per ispargerne nella salita anteriore del Colle, altri per avventarli contra i Barbari, che avanzassero. La stagione correva mal sana, e ingombrata da nebbie. All’ombra di queste, cinque mila Tartari, resi animosi, sù ottanta piccoli legni valicarono il Danubio, tirandosi dietro i Cavalli a nuoto. Uccisero, o fecero prigioni alcuni cento foraggieri, e predarono alquanti carra de’ vivandieri. Il General Corbelli con tre mila Cavalli diede loro addosso, e li pose in fuga. Ma perchè non giudicò opportuno di perseguitarli più oltre, essi ritornarono, catturarono molti, e rapirono mille animali con altre spoglie. I Rasciani di Titul compensarono la perdita, rendendosi padroni di