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228 Azioni di Generali


Al Gran Varadino tutto era apparecchiato per l’assedio di Giula. Il Caprara, che sempre amò di risparmiare le truppe, temette, che essendo Giula in mezzo a Campagne paludose, rese peggiori dalle pioggie cadute, temette, che se vi si collocavano sotto i soldati, molti di quelli sarebbero periti, anche per la difficoltà, di carreggiarvi tempestivamente le vettovaglie, necessarie al loro sostentamento. Quindi consigliò, che si formasse un semplice blocco, attorniandola alla larga con duplicati corpi di truppe; onde fusse impedito a’ Turchi il trasportarvi de’ viveri, massime quando il freddo aggiacciasse i luoghi vallivi. Il consiglio sortì ottimo effetto. Il Polland serrò il transito: battette più Convogli: sorprese la Città, improvvisamente assalendola. Con tali industrie, senza consumar gente, colla fame nel fine di Decembre obbligò la Guarnigione, ad arrendere quella Fortezza. L’acquisto fu molto opportuno per la sicurezza maggiore della Transilvania, come anco per attraversare le scorse de’ Ribelli. Nel

1695.

C

omparvero in Ungheria due Gran Principi, Capi, e condottieri d’armate. L’uno fu Federigo Augusto Elettor di Sassonia a quella di Cesare. L’altro fu Mustafà Gran Signore de’ Turchi all’Ottomana. L’Elettore Federigo Augusto Giovine di venticinque anni, nerboruto al sommo di persona, attivo, inclinato a’ comandi, accordò otto mila uomini al servigio in Ungheria, ed esibì di andarvi egli medesimo coll’autorità, già goduta dal Duca di Baviera. Il Sultano era asceso novellamente al Trono di Costantinopoli per la morte di Acmet suo Zio. Ebbe per padre Mahomet quarto autore della presente guerra, e per Madre una Giovine, nata in Rettimo Città di Candia, e Figlia di Sacerdote Greco Donna d’ingegno sagace assai, e di buon consiglio, che con felicità si maneggiò ne’ grandi affari di quell’Impero. Mustafà giovine d’anni trentauno, robusto di corpo, vivace di cuore, pieno di spiriti bellicosi, liberale, alieno dalle crudeltà, e dalle violenze, geloso che fusse fatta giustizia ad ogn’uno di qualunque professione. Divenuto Monarca, non parlava d’altro che d’armi, e questo era il suo diletto. Si dichiarò, che marcierebbe alla testa dell’Esercito sulla traccia degli Antenati. Richiese subito a’ Bassà Governatori delle Provincie il ruolo, di quanti soldati a piedi, e a cavallo potevano condursi in campagna. Sotto di lui ne pretendeva cento mila. Nella sua Regia non si poteva più favellare nè di caccia, nè di solazzi. Tutti i Cortigiani, accomodandosi al gusto del Sovrano, non applicavano se non ad interessi militari. Mille Paggi grandi di tutte le nazioni, volle, che militassero Guardie a cavallo. Quanti servivano a Bassà, e ad altri Capi, ordinò, che si arrolassero nelle schiere della Cavalleria. Con queste, ed altre diligenze contò nel presente, e negli an-