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e di Soldati Italiani. 233

pattuite l’Imperio Ottomano. Di tale percossa non occorre favellare; poichè può leggersi minutamente circonstanziata in più Istorici Italiani.

Con questa pacificazione l’Imperatore estese il suo dominio a più centinaja di miglia in un Paese fertilissimo, e capace di ridursi a grande popolazione, co’ frutti del quale accresceva al doppio i suoi eserciti, e poteva mantenerli abbondantemente. Riebbe quasi tutta l’Ungheria, per divorar la quale eransi affaticati per lo spazio di due secoli i Gran Sultani, nè per anche avevano potuto ingojarla tutta. Quanta parte abbiano avuto i Generali Italiani, tanto nel riacquisto di quel Reame, quanto nel conservarlo soggetto, ed ubbidiente a Cesare, può rintracciarsi più ampiamente appresso gli Scrittori di quel tempo, e da noi si è accennato brevemente in questa Scelta. Essa termina col secolo decimo settimo di nostra Salute. Dalle notizie sin ora prodotte, e da altre facili a ritrovarsi negl’Istorici, accennati sul principio dell’Opera, rimane provato, come l’Italia può gloriarsi, d’aver illustrato il secolo trascorso con eccellenti Condottieri d’eserciti, arricchiti di cospicui talenti, e di scienza perfetta a ben governare la guerra in tutti i suoi movimenti. Hanno pur anco abbondate egregie gesta militari, degnissime d’ammirazione, e di applauso al pari di quelle d’altre Nazioni.

Aggiungo due riflessioni, capaci di dar risalto maggiore alle virtù, e alle azioni preclare de’ Generali Italiani. I Comandanti d’altre Nazioni sortirono comune la Patria co’ loro Soldati; perciò in avvantaggio possedettero quella estimazione, ed affezione, che la natura suole inspirare verso a’ Capi Nazionali con un impegno speciale per la gloria de’ medesimi; là dove gl’Italiani dovettero reggere quasi sempre Milizie straniere. Quindi ebbero bisogno di un gran capitale di talenti, per comperare, ed ottenere la loro stima, e il loro amore. Più lungamente ebbero a travagliare, e penare per meritarsi gran concetto, e grande propensione. Ciò non ostante conseguirono appresso di loro credito segnalato, e benevolenza singolare. Il che dimostra, che l’abilità, e i pregj loro furono assai illustri, e le loro gesta molto strepitose, e stupende, se giunsero a renderli apprezzati sopra l’ordinario, e assai ben voluti dalla moltitudine delle Soldatesche a loro Forestiere.

L’altra riflessione considera le memorie di pietà, di modestia, di moderazione, di carità, e di altre virtù Cristiane, encomiate dagli Scrittori anche Oltramontani nel Marchese Carlo Andrea di Torrecuso, ne’ Conti Mattia Galasso, Raimondo Montecuccoli, Pietro Strozzi, Enea Piccolomini, Federigo Veterani, Mi-