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e di Soldati Italiani. 53

mancò ogni speranza di vincere, ed allora scampò altrove. La perdita de’ vinti ascese a sei mila morti, e ad altri mila prigioni. Acquistarono gli Austriaci tutto il Cannone, e tutto il bagaglio con provvisione grandissima di vettovaglie. Grand’onore riportarono da questa vittoria tanto gli Uffiziali, quanto i Soldati comuni d’Italia, ma singolarmente il Piccolomini, il Gambacorta, e la Cavalleria Napolitana, per avere con mirabile intrepidezza, e imperterrito ardore superata una delle più insigni Cavallerie d’Europa, qual’era la Svezzese, accostumata a quasi sempre vincere, come lo dimostrano molti fatti accaduti nel passato, e nel presente secolo. Tre Capitani della Cavalleria di Napoli rimasero uccisi, sei feriti. Il Gambacorta nel principio rilevò due moschettate alla coscia; Ciò non ostante non volle nè ritirarsi, nè fasciare le piaghe, finchè non vide assicurata la vittoria. Migliorò poi delle ferite, e il Cardinale, congratulandosene colla voce d’un suo Gentiluomo, lo decorò con l’abito di S. Giacomo, e con una pensione di quattrocento scudi annui, accresciuta d’altri duecento. La presenza de’ due Principi Austriaci, che si esposero in siti pericolosi, e videro cadere vicino a loro alcuni Cavalieri, aggiunse ardimento a’ Soldati, e sollecitudine agli Uffiziali, perchè tutto camminasse felicemente. Si trovarono nel conflitto due altri Principi Italiani Mattia de’ Medici, e Borso d’Este. Il Galasso durante l’azione fu in moto perpetuo, per assistere a tutte le parti, e suggerire ordini opportuni a qualunque occorrenza. La vittoria di Norlinga avrebbe rovinati totalmente gli Svezzesi, se non fossero stati assistiti da’ soccorsi stranieri. Il Galasso, e Gio. di Vert tennero dietro al Vaimar, che penò non poco a ridursi in salvo col residuo de’ suoi nella Francia. Il Re d’Ungheria ricuperò Hailbrun e Stugard, che si resero a discrezione. Il Duca di Virtemberg abbandonò la sua Provincia, e la lasciò in preda agl’Imperiali con gli arredi più preziosi. Il Piccolomini entrò nella Franconia, e ne riebbe gran tratto di quella Provincia con molte piazze. Passato poi nella Turingia, ruppe quattordici Compagnie di Cavalleria nemica, e bottinò quattro mila moschetti, che seco conducevano.

Con l’allargamento delle conquiste le Milizie Imperiali ottennero pingui quartieri, e grosse contribuzioni da paesi sottomessi, colle quali si rimisero da’ passati disagj, ed ebbero denaro da promuovere copiose levate di reclute, colle quali ingrossarono i loro reggimenti. Dopo la disfatta di Norlinga gli Svezzesi abbisognando di denari, e di gente, per rimettere il loro Esercito, vendettero al Re Luigi per grossa somma d’oro la fortezza importantissima di Filisburg. In oltre ritirarono le guarnigioni, che avevano in Alsazia, per unirle all’Armata Capitale. Nelle Città, lasciate da questi, entrarono di presidio i Francesi, condotti dal Maresciallo della Forza. Anzi avendo Gio. di Vert Bavaro superata Haidelberg Capitale del Palatinato, e quasi ridotto il Castello alla resa, lo stesso Maresciallo Francese comparve al soccorso: N’ebbe la