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66 Azioni di Generali

agio da farsi curare; ma volle, che si trattenesse in Alemagna per consigli, ed altre occorrenze.

Di gran danno agli affari di Ferdinando fu la di lui ritirata al riposo. L’Augusto Monarca dovette consegnare l’armata ad altri Generali, che non procedendo colla circospezione, e cautela, consueta al Galasso, ma bensì avidi di menare le mani, s’impegnarono in diversi conflitti, ne’ quali furono disfatti dall’accortezza, perizia militare, e bravura del Banner. Queste vittorie portarono di nuovo gli Svezzesi nella Boemia, e sino sotto Praga. Convenne pertanto a Cesare il richiamare al governo delle truppe il Galasso. Entrato egli in Praga, riavuto alquanto dalle indisposizioni patite, a tutte le parti dispose ottimi regolamenti; sicché quella Capitale del Regno si sostenne, non ostante più voli di Cannonate nemiche. Poco dopo sortì il Galasso in campagna. Trovò l’Esercito tumultuante per deficienza di paghe. Udì lo strepito de’ soldati, che minacciavano di gettare le armi, e passare nel Campo Svezzese, se da’ Commissarj non erano soddisfatti puntualmente de’ loro crediti. Commiserò egli le angustie de’ suoi. S’industriò per trovare denaro, da contar loro due mesate, ed obbligò la propria parola a tal effetto. Per il rimanente diede in ostaggio nelle loro mani la sua persona, e quella del Conte Slic, offertosi anch’egli colla vita per sigurtà. Ciò succedette l’anno seguente; ma se ne anticipa la relazione; perché meglio si comprenda l’ordine degli affari. L’Imperatore, informato de’ notabili pregiudizj, che recava ai di lui interessi la poca concordia de’ suoi Generali, e la pretensione d’alcuni di comandare senza dipendenza degli altri, giudicò opportuno di soprapporre a tutti il Fratello Arciduca Leopoldo, dichiarandolo Generalissimo delle proprie forze. Sperò, che a personaggio di tanta dignità niuno avrebbe ricusato di soggiacere; e però gli affari sarebbero proceduti con miglior unione. Allora il Galasso, divenuto grave di età, sovente oppresso da flussioni, e reso poco abile ad operare indefessamente alla Campagna, rinovò le istanze di rimettersi al riposo. L’Imperatore lo dichiarò del Consiglio di Stato. Assegnò a lui pensione annua di sei mila Fiorini in testimonio del di lui buon servigio prestatogli. Con tali onorevolezze gli permise l’andar a Trento, e ivi godere la quiete della Patria. Non passarono però molti anni, che sorsero scabrose contingenze, per le quali fu d’uopo all’Imperatore di richiamarlo ad altra impresa, la più ardua, di quante ne avesse egli fin all’ora abbracciate.

In quest’anno D. Ottavio Piccolomini fu trattenuto dall’Imperatore ne’ Paesi Bassi Cattolici in soccorso degli Spagnuoli. Ma poche truppe gli furono confidate; poiché la necessità dell’Imperio le divertivano sul Reno, e in Boemia; Per altro ve n’era un sommo bisogno in quelle Provincie, che venivano assalite da due poderosi Eserciti, l’uno de’ Francesi a mezzo giorno, l’altro degli Ollandesi a Settentrione. D. Otta-