Pagina:Anonimo - Fiore di virtù.pdf/63

Da Wikisource.

capitolo xvii. 59

mito chiese la coppa per bere, e l’Angelo disse: Io la donai a colui con cui noi stemmo jersera. Allora il romito tutto turbato disse all’Angelo: Se’ tu il diavolo? Io non voglio venire più teco; imperocchè chi fa a noi male, e tu fai bene; e chi ci ha fatto bene, e tu hai fatto male. E ragionando così, pervennero a un monasterio ove era un santissimo abate, il quale fece loro grandissimo onore: e quando si vennero a partire, l’Angelo di Dio mise fuoco in una casa della badia: e essendo dilungati dalla badia, il romito sentendo gridare si volse addietro, e vedendo quel fuoco domandò l’Angelo quello ch’era, ed egli rispose: È fuoco ch’io misi in una casa della badia. Poi arrivarono ad una casa, e l’Angelo uccise un fanciullo ch’era in una culla, e poi si voltò al romito, e disse: vedi ch’io sono venuto a te mandato da Dio per farti vedere i divini giudizj, per cagione che tu mormoravi contro a Dio della tua debole infermità, imputando non fosse giustizia. Ora sappi, che quello ch’io ho fatto, tutto ho falto per divina giustizia. E prima, la coppa ch’io tolsi a colui ci fece onore, si fu che quanto avea era bene acquistato, salvo che quella; e però a lui la tolsi, e diedila a colui che non avea nessuna cosa altro che male acquistata: ed il perchè misi fuoco nella casa della badia, si fu perchè egli hanno certi danari che vogliono spendere in murare, e non sono in concordia, di che vogliono fare la ragione; onde per quella azione verranno a concordia: e il perchè io uccisi il fanciullo, si fu, perocchè il padre suo, poi che l’eb-