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Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/112

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Francesco: — Abbi pazienzia, imperciò che le infermità de’ corpi ci sono date da Dio in questo mondo per salute dell’anima; però ch’elle sono di grande merito, quando sono portate in pace. — Risponde lo ’nfermo: — E come poss’io portare con pace la pena continua che mi afrigge il dí e la notte? e non solamente io sono afritto dalla infermità mia, ma peggio mi fanno i frati tuoi che tu mi desti perché mi servissono, e non mi servono come debbono. — Allora sancto Francesco, conosciendo per rivelazione che questo lebbroso éra posseduto da malvagio spirito, posesi in orazione, e pregò divotamente Iddio per lui. E fatta l’orazione, ritornò a lui e dice chosí: — Figliuolo, io ti voglio servire io, dappoi che tu non ti contenti delli altri. — Piacemi, disse lo ’nfermo; — ma che mi potrai tu fare piú che gli altri? — Risponde sancto Francesco: — Ciò che tu vorrai, io farò. — Dice il lebbroso: — Io voglio che tu mi lavi tutto quanto, imperoch’io puto sí fortemente, ch’io medesimo non mi posso patire. — Allora sancto Francesco di súbito fece iscaldare acqua con molte erbe odorose, poi ispogliò costui, e comincia a lavarlo colle sue mani, et un altro frate metteva su l’acqua; e, per divino miracolo, dove sancto Francesco toccava colle sue sancte mani, si partiva la lebbra e rimaneva la carne perfettamente sanata. E come si cominciò a sanare la carne, cosí si cominciò a sanare l’anima; onde veggendosi il lebbroso cominciare a guarire, co-