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Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/121

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costui: — Oimmé, quanto mi se’ crudele guidatore, che mi vedi esser presso che morto per questa angosciosa pianura, et ora per riposo mi dí ch’io entri in questa fornace ardente! — E riguardando costui, e’ vide intorno alla fornace molti dimoni colle forche di ferro in mano, colle quali costui, perché indugiava d’entrare, sí vel sospinsono dentro subitamente. Entrato ch’elli fu nella fornace, riguarda, e videvi uno ch’era istato suo compare, il quale ardeva tutto quanto, e costui il domanda — O compare isventurato, come venisti tu qua? — Et elli risponde: Va un poco piú innanzi, e troverai la moglie mia tua comare, la quale ti Andarà la cagione della nostra dannazione. — Andando il frate piú oltre, eccoti apparire la detta comare tutta affocata, rinchiusa in una misura di grano, tutta di fuoco: et elli la domanda: — O comare isventurata e misera, perché venisti tu in cosí crudele tormento? — Et ella rispose: — Imperò che al tempo della grande fame, la quale sancto Francesco predisse dinanzi, il marito mio et io falsavamo il grano e la biada, che noi vendevamo nella misura, e peró io ardo istretta in questa misura. — E détte queste parole, l’angiolo che menava questo frate, sí lo sospinse fuori della fornace, e poi gli disse: — Apparecchiati a fare uno orribile viaggio, il quale tu ái a passare. — E costui, rammaricandosi, diceva: — O durissimo conducitore, il quale non m’ài niuna compassione; tu vedi ch’io sono quasi tutto arso in questa for-