Vai al contenuto

Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/152

Da Wikisource.

— 134 —

cosa sancto Francesco gli pose grande amore, considerando che nello entrare di casa sua elli l’avea abbracciato e baciato amichevolmente, e poi gli avea lavati i piedi e rasciutti e baciati umilemente, e acceso uno grande fuoco et apparecchiata la mensa di molti buoni cibi. E mentre ch’egli mangiavano, costui con allegra faccia serviva continuamente. Or mangiato ch’ebbe sancto Francesco e lo compagno, disse questo gentil uomo: — Ecco, padre, io vi proffero me e le mie cose; quandunque voi avete bisogno di tonica o di mantello o di cosa niuna, comperate, et io pagherò; e vedete ch’io sono apparecchiato di provedervi in tutti i vostri bisogni, però che per la grazia di Dio io posso, conciò sia cosa ch’io abbondo in ogni bene temporale, e però, per amore ch’elli me l’ha dato, io ne fo volentieri bene a’ poveri suoi. — Di che, veggendo sancto Francesco tanta cortesia et amorevolezza in lui, e le larghe proferte, concepettegli tanto amore che poi, partendosi elli, andava dicendo collo compagno suo: — Veramente questo gentile uomo sarebbe buono per la nostra compagnia, il quale è cosí grato e conoscente verso Dio e cosí amorevole e cortese al prossimo et a’ poveri. Sappi, frate carissimo, che la cortesia è una delle proprietà di Dio, il quale dà il suo sole e la sua piova a’ giusti et all’ingiusti per cortesia, e la cortesia è sirocchia della carità, la quale ispegne l’odio e conserva l’amore; e però ch’i’ò cono-