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Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/213

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pus meum, e considerando la infinita carità di Cristo, per la quale elli ci volle non solamente ricomperare collo suo sangue prezioso, ma eziandio lasciarci per cibo delle anime nostre il corpo suo e sangue dignissimo, gli cominciò a crescere in tanto fervore et in tanta soavità l’amore dello dolce Gesú, che già non potea piú sostenere l’anima sua tanta dolcezza, ma gridava forte, e come ebbro di spirito tra sé medesimo non restava di dire: — Hoc est chorpus meum; — però che, dicendo queste parole, gli pareva di vedere Cristo benedetto colla vergine Maria e con moltitudine d’angioli. Et in questo dire era inluminato dallo Ispirito sancto di tutti i profondi et alti misterj di quello altissimo sagramento; e fatta che fu l’aurora, elli entrò in chiesa in quello fervore di spirito e con quella ansietà e con quello dire non credendo essere udito da persona. Ma in coro era alcuno frate in orazione, il quale vedeva et udiva tutto. E non potendo in quello fervore contenersi per l’abbondanza della divina grazia, gridava ad alta voce, e tanto istette in questo modo che fu ora di dire la Messa: ond’elli s’andò a parare et andò allo altare. E cominciando la Messa, quanto oltre procedeva piú gli cresceva l’amore di Cristo e quello fervore della divozione, colla quale gli era dato uno sentimento di Dio ineffabile, il quale elli medesimo non sapea né potea piú esprimere con lingua. Diché, temendo elli che quello fervore e sentimento di Dio non